Manca solo la firma sul contratto e poi il Varese potrà annunciare a tutti il nome del nuovo super attaccante che la società vorrebbe già schierare domenica prossima, nella partita con il Lomellina, che chiuderà il girone di andata al Franco Ossola. L’identità del centravanti è tenuta segretissima dalla dirigenza tant’è vero che il vicepresidente Piero Galparoli minaccia: «Il primo che parla è fuori». Le fughe di notizie sono così escluse dalla sede biancorossa e dunque non è facile capire di chi si tratti, anche se uno dei giocatori più stimati da tutto lo staff biancorosso è Stefano Panigada, punto di forza dell’Arconatese e cioè della seconda della classe.
Il Varese si sarebbe però visto con una squadra di Serie D e dunque non si tratterebbe di Panigada, comunque tra i reali obiettivi di mercato. E se il cognome del nuovo centravanti (non conosciutissimo ma molto forte) incominciasse con la lettera «P», la stessa cioè sia di Panigada che di Pià, appena uscito dalla famiglia biancorossa? Gli indovinelli sono stucchevoli sulle pagine dei quotidiani (tanto più che l’attaccante potrebbe anche decidere di venire allo stadio oggi per vedere i suoi nuovi compagni) ed è meglio concentrarci su fatti concreti. Carmine Marrazzo sta facendo di tutto pur di essere in campo nella gara di oggi contro l’Ardor Lazzate, nonostante gli acciacchi. Nei suoi occhi si legge la stessa voglia di vincere che aveva Beppe Sannino e cioè «l’allenatore del secolo biancorosso», come era stato battezzato dai tifosi nel 2010, l’anno del centenario. L’indimenticabile ex, che ha acquistato casa in città per viverci e non per qualche fugace soggiorno, è intenzionato a venire a vedere la prossima partita casalinga dei biancorossi che il 13 dicembre chiudono il girone di andata affrontando il Lomellina. A dircelo è proprio lui: «Domenica punto a esserci al Franco Ossola e conto di farlo insieme a Sean Sogliano. Sarei venuto volentieri anche oggi pomeriggio a Solbiate Arno per la gara contro l’Ardor Lazzate se non avessi già avuto altri impegni».
Sannino sa che il posto del Varese non è l’Eccellenza: «Seguo la squadra, che deve continuare a vincere per conquistare la promozione. Il difficile arriverà l’anno prossimo, perché la D è dura ma bisogna tornare a tutti i costi nel mondo dei professionisti per ricominciare a inseguire quel grande sogno che ci aveva portato molto lontani». L’allenatore è stato l’artefice primo del «Miracolo a Varese» che aveva trascinato i biancorossi dall’ultimo posto della Seconda divisione fino alle soglie della Serie A, nel giro di tre stagioni esaltanti e irripetibili. L’impressione è che Sannino abbia in testa di tentare un altro miracolo dei suoi. Per ora, il tecnico si limita
a dire: «Se mi vorranno ancora, ho intenzione di finire la mia carriera allenando la squadra del cuore: il mio caro Varese». Poi Sannino sorride e lancia la battuta: «Ho detto che tornerò nell’ultimo anno della carriera, per cui preparatevi a riavermi con voi l’anno prossimo…». Questa capacità di non prendersi troppo sul serio e di stare sempre con i piedi per terra ha fatto entrare Sannino nel cuore dei tifosi che lui ha voglia di riabbracciare: «Punto a esserci per la gara con il Lomellina ma poi avrò occasione di venire tante altre volte a Masnago. Sono curioso di partecipare al nuovissimo terzo tempo che reputo un’idea favolosa».
Ad averla è stata l’attrice Sarah Maestri che movimenterà, insieme alla figlia Alesia, la gara di beneficenza per Telethon del prossimo 19 dicembre. Un’occasione che potrebbe coinvolgere anche Sannino: «Se mi invitano ci vengo volentieri, magari anche senza giocare perché altrimenti mi faccio male, come sempre». Sannino, come del resto Sean Sogliano, ha certificato il suo amore nei confronti del Varese con un segno indelebile, tatuandosi cioè sul polso la «V» di Varese. L’attuale vicepresidente Piero Galparoli, proprio nei giorni scorsi, si è fatto tatuare sul braccio lo stemma del Varese Calcio. Il dirigente manda questo messaggio ai tifosi: «Siamo sul pezzo e fra poche ore annunceremo l’arrivo di un attaccante di categoria superiore. Chi oggi accetta di indossare la nostra straordinaria maglia lo fa perché ha capito quanto nobile sia il nostro progetto e per questo è disposto a rinunciare a emolumenti maggiori pur di venire da noi. I nostri giocatori devono avere tatuato il Varese sul cuore, proprio come me lo sono tatuato io sulla pelle in maniera indelebile».