Un giorno sulla Provincia ci sarà una sola lettera: A

Il commento del nostro Filippo Brusa

Crescere sui gradoni gelidi del Franco Ossola sotto la pioggia, mentre in campo si gioca una partita di C2, e sognare la Serie A. Lo hanno fatto tanti inguaribili fedelissimi che nel cuore hanno posto per un’unica squadra e cioè il Varese. E lo continuano a fare tutti quegli splendidi tifosi che affollano lo stadio in Eccellenza, offrendo ai biancorossi un’atmosfera almeno da Serie B. È vero: la partita che aspettavamo da una vita è passata come un lampo tre anni fa (Varese-Sampdoria) e ci ha portato via (per ora) il sogno. Ma adesso per noi ogni partita ha la stessa forza e la stessa attrattiva di quella. Aspettiamo Varese-Verbano con lo stesso entusiasmo di Varese-Sampdoria. È sempre la prossima partita quella della vita. Quella che abbiamo sognato di giocare quando, da bambini, tiravamo calci al pallone vestiti di biancorosso illudendoci che, un giorno, saremmo diventati giocatori del Varese. La partita di tanti tifosi che hanno speso interminabili secoli delle loro esistenze a seguire i biancorossi su ogni campo, con qualunque tempo e in qualsiasi categoria. È la partita di quelli che, fin dai tempi della culla, si sentono biancorossi nel più profondo dell’anima. Quelli che amano – e tifano – solo Varese, avendone fatto scelta consapevole dopo aver rinunciato alle sirene tentatrici degli squadroni

di serie A. Quelli che c’erano alla prima partita di C2, nel settembre del 1986, e che non hanno avuto paura di consumarsi sui gradoni freddi di Masnago negli inverni grigi di tanti campionati anonimi trascorsi con la convinzione che, un giorno, il Varese sarebbe tornato in Alto: riecco la maiuscola. Un giorno scriveremo solo la prima lettera dell’alfabeto, a caratteri cubitali, sulla prima pagina del nostro – vostro – giornale. Basta avere pazienza. E guardarsi alle spalle. Dove eravate dieci anni fa? Noi giravamo tutti i campi dell’Eccellenza, prima, e della Serie D, poi, insieme a tanti inguaribili sognatori. Erano molti di meno di tutti quelli che adesso sono al Franco Ossola o in trasferta ogni domenica. Ma non avevano paura di lanciare al cielo, contro ogni logica, un coro surreale: «Torneremo in Serie A». E nelle trasferte il pubblico locale (formato da genitori e parenti dei giocatori avversari) ridacchiava. Salvo poi ricredersi qualche anno più tardi. Il Varese la Serie A l’ha davvero toccata nel 2012 (otto anni dopo essere ripartito dall’Eccellenza). Nulla è impossibile e per questo vi abbiamo riproposto la prima pagina della Provincia subito dopo la retrocessione d di maggio. Chi avrebbe avuto il coraggio di titolare così, il giorno dopo? Noi. Perché sappiamo come andranno le cose. «Torneremo in B».