C’è voluta una soluzione drammatica per cementare la famiglia: la seconda caduta in Eccellenza, nell’arco breve di 11 anni, ha ridato entusiasmo a tutti i tifosi del Varese, ora compatti in un corpo e in un’anima unici.
Ieri pomeriggio, allo stadio Franco Ossola, si giocava l’ultima partita di un 2015 dai due volti, incominciato cioè in modo tragicomico, con la retrocessione dalla B, il terzo fallimento della storia e una farsa a livello societario, e chiuso con una rinascita ricca di emozioni. La gara fra la prima squadra di e la Juniores di , era anche un pretesto per accorrere allo stadio numerosi e farsi gli auguri di un 2016 felice e senza le amarezze che la fine del Varese 1910 ha dato al popolo biancorosso. Masnago è nota per essere la «giazera» di Varese ed era proprio dietro all’ingresso dei distinti che c’è stato per tanti anni il pattinatoio della città. Le temperature si stanno abbassando ma allo stadio faceva caldo per l’affetto e la passione di oltre centro tifosi. A bordo campo abbiamo incontrato alcuni angeli biancorossi e uno di loro non poteva avere nome più azzeccato. era accompagnatore della Primavera lo scorso anno e adesso riveste lo stesso ruolo con gli Allievi di . «Ma lui – chiosa lo storico dirigente accompagnatore – è con noi da una vita». E in effetti Granata ricorda: «Ho iniziato negli anni dell’altra Eccellenza, quella del 2004, con i ragazzi del 1989, guidati da Malnati».
Il figlio di Granata ha vestito la maglia biancorossa: «Si chiama Alberto e giocava nelle giovanili con un tecnico che ricorderete: ». Ce l’abbiamo ancora molto ben presente anche perché era amicissimo di . «Ma un altro amico inseparabile – osserva Granata – era , che non a caso oggi è all’Ascoli con Mangia». Stando a bordo campo con Granata si scoprono tante cose: «adesso fa il preparatore atletico del Leicester di ma io
me lo ricordo nei Giovanissimi allenati dal mitico . Dopo qualche anno me lo sono ritrovato preparatore atletico del settore giovanile in campo a Taino dove lui ci voleva alle nove, quando lui si era messo già due ore di corsa nelle gambe, perché iniziava la mattina presto». Nel quartier generale di Taino si sono conosciuti Mangia e Maroni: «Coi ragazzi c’era una specie di ritiro e si andava a mangiare al Portichetto di Sesto Calende».
Granata ama profondamente il Varese e a un certo punto si commuove: «Mi viene quasi da piangere se ripenso a tutti i bravi giocatori che l’anno scorso facevano parte della nostra Primavera e poi se ne sono andati via. era tenuto d’occhio dal Torino, che avrebbe speso fior di quattrini pur di averlo ma alla fine, dopo il fallimento del Varese 1910, lo ha avuto gratis e si è preso anche . è andato al Gozzano, nella Primavera del Novara e è in quella della Pro Vercelli. è alla Caronnese, insieme ad che però vuol tornare a tutti i costi. Conoscendolo lo farà, compiendo la scelta giusta. Quella che hanno fatto altri tre ragazzi della mia Primavera: , e ». La memoria va ancora più indietro e corre a , che nel 2015 si è conquistato un primato a livello europeo. Nell’anno solare, infatti, nessuno ha fatto più cross di lui nei cinque maggiori campionati: 184. Granata è sempre stato un ammiratore del calciatore di origini marocchine cresciuto nel Varese: «Negli Allievi giocava poco perché era chiuso da altri compagni che erano valutati di più in prospettiva. Quando saliva sul pullman c’era chi lo prendeva in giro e sembrava il classico bonaccione che non reagiva. Io lo invitavo a farlo perché sapevo bene quanto valesse. E lui non ha deluso le aspettative. Ci credeva e lavorava molto per arrivare in alto. Adesso è in Serie A e le statistiche lo premiano a livello europeo. Sono strafelice per lui».