Luca Maciacchini veste i panni di un’artista esule in “Bertolt’s Break – La Pausa di Bertolt”. Debutterà venerdì 19, e sarà in cartellone per tutto il fine settimana, al Teatro Foce di Lugano lo spettacolo interpretato dall’attore varesino con la collega svizzera, Margherita Coldesina.
Gioca sull’assonanza col nome del celebre drammaturgo Bertolt Brecht il dramma musicale, scritto da Silvia Villa e prodotto da Femme Théâtrale, che racconta l’esperienza dell’esilio come una pausa forzata, riassunta in una lunga domenica nella vita di Sibel e Ernst, due giovani artisti tedeschi rifugiati negli States degli anni Quaranta.
L’idea dello spettacolo «è nata dalla collaborazione – spiega Maciacchini – con Margherita Coldesina, nota in Canton Ticino per diverse interpretazioni teatrali e televisive; dall’amicizia e dagli interessi comuni abbiamo pensato di rivolgerci a un grande classico antesignano del teatro-canzone puntando non tanto alle sue opere classiche quanto alla sua biografia».
I cenni storici cui il testo si rifà sono legati a una parte della storia personale di Bertolt Brecht che, tra il 1941 e il 1947, visse davvero in esilio in California.
Dove si unì al circolo di intellettuali tedeschi sfuggiti dalla guerra.
«Partendo dal suo esilio in terra americana abbiamo pensato, insieme all’autrice Silvia Villa, di costruire una sorta di parallelo tra la situazione degli artisti costretti a migrare per trovare fortuna e la situazione dei migranti di adesso; in questo naturalmente abbiamo inserito anche le nostre ambizioni di artisti non sempre facili».
Attraverso la rielaborazione degli scritti dell’autore tedesco sull’esilio, lo spettacolo s’interroga sul rapporto tra amore e sacrificio, egoismo e solidarietà, arte e politica.
Sul palco i due attori fanno emergere il trauma dello sradicamnto che viene presentato come rottura del normale fluire quotidiano e che proietta gli esuli in un universo geografico ed emotivo sconosciuto.
La parte più avvincente della trama è «il conflitto che nasce tra Ernst e Sibel, i due compagni artisti, che spesso sfocia in litigio, ma che è sorretto anche da azioni fisiche che rendono viva la vicenda».
Spesso Luca è sul palco da solo, ma con la sua compagna di lavoro si trova benissimo.
«Margherita è eccezionale. Ci siamo trovati da subito sia professionalmente che umanamente; credo di essere uno spirito solitario, ma a volte aperto al confronto e all’arricchimento reciproco quando, come in questo caso, apporta un valore fondamentale al lavoro artistico».
Non manca nemmeno la musica in questo spettacolo.
«Ernst, il mio personaggio, è essenzialmente un musicista che trova però difficoltà nel comporre nella sua condizione di esule. La musica è dunque “presente, ma non troppo” ; mi esibisco sia al pianoforte, nei pezzi di carattere più “brechtiano” che alla chitarra nel “talkin’ blues” evocativo della vicenda del transatlantico Ms S. Louis che trasportò 937 ebrei, nel 1939, dall’Europa all’America».
A convincerlo a interpretare il personaggio è stata «la necessità di fare i conti con un lavoro che nel mio percorso ho avuto poche occasioni di affrontare in questi anni, preso dal mio “teatro-canzone” più performativo che attoriale; in questo devo dire grazie anche al regista Gianni Delorenzi che è stato capace di svolgere un lavoro molto preciso ed efficace senza mai risultare impositivo o invasivo».
I primi ricordi di Maciacchini legati a Brecht risalgono all’adolescenza.
«Curiosamente ricordo un libro che girava in casa mia intitolato “Per conoscere Brecht”. Nelle note biografiche lessi che in un tema scolastico aveva espresso le sue idee pacifiste e per questo era stato minacciato di espulsione; espressi questo ricordo in quarta ginnasio alla professoressa di lettere quando ci trovammo ad affrontarlo come materia di studio, sia pure in maniera fugace naturalmente, “L’opera da tre soldi”, che per la prima volta ho avuto occasione di vedere dal vivo un paio di anni fa a Milano. È l’opera a cui sono più affezionato, anche per la presenza di noti brani come la ballata di Mackie Messer che accenno al pianoforte all’inizio dello spettacolo, ma ho apprezzato anche “Puntila e il suo servo matti” e “Terrore e miseria del Terzo Reich”, quest’ultima allestita alla scuola “Paolo Grassi “ da un gruppo di miei compagni di corso».