Ecco l’artigiano degli strumenti

Da 35 anni, nel suo laboratorio di Cedrate, si prende cura di pianoforti e chitarre, bassi e mandolini. Ma non chiamatelo liutaio: Carlo Giacomello parla di sé come di un artigiano, di un’artista.

«A me non interessa costruire strumenti», spiega. Semmai, realizza quelli che gli servono per lavorare. In laboratorio indossa un camice bianco, quasi fosse un medico della musica, ma lavora utilizzando apparecchiature che si potrebbero tranquillamente incontrare in un’officina meccanica.

Come il trapano da banco che, opportunamente modificato, adopera per inserire i tasti nei manici degli strumenti a corda. L’obiettivo è la precisione e per raggiungerlo serve qualche ora di lavoro in più. E anche qualche euro. «Prima di accettare una commessa, io dico sempre ai miei clienti di cercare se c’è qualcuno che possa farlo meglio».

Il risultato è che quasi tutti tornano nel suo negozio di via Bernina, al confine con Cassano Magnago. Il fatto è che «in questo mestiere non c’è niente di simile alla routine. Ad esempio, ho messo le mani su due pianoforti dello stesso modello, per il medesimo lavoro. Ma il preventivo era diverso». Il fatto è che non esistono due strumenti identici: anche se prodotti in serie, ognuno ha delle caratteristiche che lo rendono unico.

Di fondo, è una questione di passione, ma anche di onestà nei confronti dei clienti: «mi dicono tutti che il mio lavoro comincia dove finisce quello degli altri. Magari uno viene da me per un problema, io gli spiego che il suo strumento ne ha molti di più».

L’amore per questo mestiere e per questo modo particolare di interpretarlo, è nato quando aveva 14 anni e studiava pianoforte. «Ho visto l’accordatore che metteva le mani nello strumento, e ho capito che avrei voluto fare questo lavoro».

Ci sono voluti 15 anni, però, perché ci arrivasse. Nel frattempo si è diplomato in conservatorio come pianista, ha fatto il chitarrista e il cantante in una band, ha lavorato in un’azienda che produce bilance ed ha insegnato musica.

Il destino ci ha messo lo zampino un pomeriggio a Torino. «Ero andato ad acquistare alcuni pezzi di ricambio e ho conosciuto una persona». Che ha scoperto essere l’accordatore del Teatro Regio e dell’orchestra della Rai. «Mi invitò nel suo laboratorio» e fu lì che Giacomello imparò tutti i segreti della liuteria. Lo spirito, però, quello ce l’ha messo lui: «io non sono mai soddisfatto di quello che faccio». Del resto, «un conto è lavorare per i soldi, un altro perché ti piace quello che fai».

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