Cosa ci succede se subiamo un trauma

Cosa ci accade quando subiamo un trauma? Un incidente, un terremoto, la scoperta di una verità, la morte improvvisa di una persona cara. Il nostro sistema di allarme si attiva immediatamente, e spesso compiamo gesti in uno stato di apparente lucidità e freddezza: atti che col senno di poi ci sembrano quasi sempre assurdi.

Spesso i racconti di quei momenti cominciano con frasi come: «non so come abbia fatto, se ne parlo mi sembra di raccontare un film, non ero io, non so cosa mi abbia permesso di non crollare proprio in quel momento». Quando il trauma è psicologico, o sessuale, talvolta arriviamo a ringraziare chi ce l’ ha inferto, magari perché in qualche modo ci ha fatto credere che stesse compiendo quel gesto per il nostro bene.

In questo caso, poi, entra in gioco il fattore della relazione: se ci concentriamo su quest’ ultima, nella sua globalità, spesso tendiamo a minimizzare l’ evento traumatico e salviamo il legame.

Superato il primissimo stadio torniamo alla nostra vita, spesso con la fretta dell’ oblio e la necessità di correre più veloci della nostra paura, o del senso di frammentazione del nostro Io. A questo punto può succedere di ritrovarsi incastrati, rapiti quasi, da pensieri intrusivi e immagini dell’ accaduto, che non possiamo controllare né contenere. Il livello d’ ansia in questa fase è elevato, basta pochissimo per attivare pensieri e ricordi, che cerchiamo di modificare con l’ immaginazione nell’ illusione di modificare gli eventi.

Ma i fatti sono fatti, e non si possono cambiare. Se non riconosciamo la ferita, il dolore, la paura e spesso la rabbia che quell’ evento ha provocato in noi, difficilmente ci libereremo dall’ ansia. Se nel momento preciso in cui viviamo una situazione non riusciamo a percepire le nostre emozioni, rischiamo di portarcele dentro e di percepirle in momenti e luoghi in cui sono totalmente dissonanti col contesto e con quello che a quel contesto, ora, leghiamo. Chi subisce un trauma ha bisogno di tempo per ritrovare quelle emozioni, e di uno spazio che le sappia accogliere, così da poterle lasciare legate al passato, e andare realmente oltre.

Paola Pugina*

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