«Il 2016 sarà l’anno del Varese»

Il 2015 è stata l’annata più devastante della storia, adesso serve un po’ di ottimismo per il futuro. Galparoli: «Stadio, settore giovanile e serie D. È arrivato il momento di realizzare i nostri sogni»

In una storia lunga 105 anni, è difficile trovare un anno più devastante e rivoluzionario del 2015. Nella prima parte è andato tutto male al Varese, che ha vissuto sconvolgimenti a livello societario, la retrocessione dalla Serie B e un finale farsa con l’inevitabile epilogo di un fallimento (il terzo di sempre) scontato e aspettato. Gli ultimi mesi del 2015 hanno invece segnato la rinascita della squadra e della società che, pur essendo stata costretta a ripartire dall’Eccellenza, per la seconda volta in 11 anni, ha ritrovato l’amore e l’entusiasmo dei tifosi e della città.

Il 2016 dovrà ora dare stabilità al nuovo Varese Calcio che, davanti a sé, ha tre obiettivi fondamentali, come ci confessa il vicepresidente Piero Galparoli: «Puntiamo alla promozione in Serie D, ad avviare la procedura per ristrutturare il Franco Ossola, e a rilanciare il settore giovanile con una spinta ancora più forte». Delle tre mete la prima è quella più vicina anche perché il Varese sta dominando il campionato di Eccellenza e, alla fine delll’andata, i biancorossi sono in testa al girone A con 11 punti di vantaggio sulle seconde (Arconatese e Verbano, ospite a Masnago nella prima gara del ritorno, in programma domenica 17). È difficile che la squadra di Giuliano Melosi si faccia raggiungere e superare dalle avversarie ma Galparoli tocca ferro e preferisce commentare il secondo traguardo che la dirigenza vuole raggiungere a tutti i costi e cioè la ristrutturazione dello stadio.
Il vicepresidente è ottimista: «Ogni giorno sono in giro alla ricerca di investitori intenzionati a credere nel progetto per risistemare il Franco Ossola. Un imprenditore varesino si è già detto interessato e settimana prossima parlerò con un altro per capire se potrà diventare uno dei partner per l’area commerciale dell’impianto». Per Galparoli non ci sono alternative: «Dobbiamo capire quali sono i costi reali per rimettere a nuovo lo stadio e a quali altre procedure affidarci nel caso non trovassimo investitori. Ma è certo che, se il progetto di ristrutturazione dovesse rimanere impantanato, dovremo trovare una soluzione differente e andare a giocare altrove: il Franco Ossola, così com’è, è fatiscente e ha costi di gestione insostenibili».

Galparoli ha in testa anche un terzo obiettivo: «Il nostro settore giovanile è già ottimo ma dobbiamo renderlo ancora più forte, rilanciandolo fortemente attraverso nuovi professionisti. Serve una rete di osservatori che svolgano un ruolo capillare sul territorio, andando a scovare i migliori talenti della zona. Il vivaio è un segmento di vitale importanza per il Varese e può già contare su una Scuola Calcio d’avanguardia, in cui bravissimi insegnanti trasmettano le nozioni di base del pallone e di come si sta in squadra». Il vicepresidente ha voglia di parlare anche del Consorzio che, come dice lui, «rappresenta la base reale e tangibile per dare solidità al nostro progetto». Lo scopo è chiaro: «Garantire visibilità alla società e a tutte le imprese e ai professionisti consorziati. Aiutando lo sviluppo dei marchi inseriti nel Consorzio, a partire da quello del Varese». Per ora i consorziati sono circa una

trentina: «Alla fine dell’anno – prosegue Galparoli – dovranno diventare almeno cinquanta. Vogliamo crescere anche da questo punto di vista».Galparoli vuole poi lasciare i panni del vicepresidente biancorosso per andare sul personale: «Mi aspetto che il 2016 porti a Varese, roccaforte da sempre del centro destra, un altro sindaco di questa parte politica che, come sapete, è anche la mia». A questo punto, ci torna in mente la domanda che avevamo rivolto a Galparoli qualche mese fa: «Preferirebbe diventare sindaco di Varese o riportare subito in B i biancorossi?». La risposta era stata inequivocabile: «Una cosa non esclude l’altra e per un varesino doc essere eletto sindaco della sua città è un sogno. Ma questo non dipende solo da me. Posso comunque dirvi che preferirei diventare sindaco a Palazzo Estense che primo ministro a Palazzo Chigi. Per quanto riguarda il Varese, riportarlo in B è il minimo».

Forse è più facile ottenere il secondo traguardo e Galparoli, in cuor suo, lo sa: «In effetti la mia candidatura è un po’ difficile visto che io sono sempre in prima linea con le mie battaglie: sono stato io a sollecitare l’ordinanza sul burka, e ancora a gridare “Varese mai con Como”, quando si parlava dell’accorpamento delle due province. E poi ho anche proposto di dare la cittadinanza onoraria a Silvio Berlusconi per cui avevo fatto anche una campagna di manifesti. C’era scritto: “Torna Silvio”. Ve li ricorderete certamente».
Tra i nostri auspici per il 2016 del Varese, oltre alla promozione e ad augurare tutto il meglio alla società, alla dirigenza e alla squadra, c’è anche questo: lasciare fuori la politica dallo stadio. E non ci riferiamo al simpatico Piero Galparoli, che ci ha parlato delle sue aspirazioni politiche solo a margine di una chiacchierata tutta incentrata sui biancorossi.