Nei giorni dei propositi per l’anno nuovo, ogni sogno pare possibile. Il 2016 del Varese Calcio inizia dall’Eccellenza, lontano fisicamente dal calcio che conta ma vicinissimo nell’entusiasmo e nell’ambizione. Il 2016 purtroppo non regalerà al Varese la Serie B, quella categoria conquistata con sudore in 25 anni e poi violentata senza pudore in pochi mesi. Il 2015 è andato in archivio portando via con sé una lunga agonia prima della rinascita dal basso, della ripartenza dai campetti di periferia per purificarsi e tornare più forti di prima. Anno nuovo, vita nuova, anche se sarebbe sufficiente replicare quanto fatto al calare del 2015 per definirlo memorabile. Ne parliamo con il direttore sportivo Giorgio Scapini
Dispiace perché verrà ricordato come l’anno in cui si è persa una categoria importante che era stata conquistata negli anni con impegno, sudore ed entusiasmo. Lo stesso 2015 ci ha dato però la possibilità di ripartire con grande entusiasmo dall’Eccellenza. Proprio questa straordinaria vicinanza dei nostri tifosi ci ha dato la possibilità di lavorare bene e di fare le cose al meglio. In ogni componente, squadra, tifosi e società, c’è uno spirito tutto nuovo che va salvaguardato.
Lo era nel 2004, perché il Varese non vedeva la Serie B da vent’anni e quindi nessuno si azzardava a fare previsioni di quel genere. Se ce lo avessero detto, ci saremmo messi a ridere. Al contrario, ora veniamo dalla Serie B e la percezione dei tifosi è completamente diversa. Abbiamo provato la bellezza di questa categoria, un palcoscenico fantastico su cui ognuno di noi sogna di tornare.
E’ giusto aspirare sempre al massimo, è legittimo che un tifoso lo faccia. Siamo in Eccellenza e siamo consapevoli di quanto sia impervia la scalata. E’ difficile. E lo è anche quest’anno, nonostante la classifica che ci siamo costruiti. Però se ci siamo riusciti nel 2004, è lecito sognare anche adesso. Sappiamo come si fa, quindi al 2016 possiamo chiedere quantomeno di fare un passo avanti verso la B.
Io faccio sempre riferimento al 2004: allora non si partì con grandissime risorse, però ci furono competenza e capacità, e soprattutto ci fu Sean Sogliano. Le cose vennero di conseguenza. Questa nuova società ora si sta muovendo con buon senso, senza perdersi in voli pindarici e senza mai fare il passo più lungo della gamba. Il presidente Ciavarrella, Galparoli ed Enzo Rosa stanno già lavorando sodo per il futuro di questa società, sono encomiabili. Questo mi dà fiducia, non abbiamo un magnate che ci riempie le casse però abbiamo tanti amici che ci aiutano ogni giorno.
Fu vicino al Genoa già qualche stagione orsono, prima di approdare al Verona e dopo aver lasciato Palermo. E’ una bellissima piazza, molto calda ed esigente. E’ quel tipo di situazione in cui uno come Sogliano si trova bene. Ho sentito Pavoletti per gli auguri in questi giorni e mi ha detto che lo spogliatoio si aspetta molto da Sean, sarà all’altezza di questo compito.
Scegliendoli abbiamo guardato più la qualità dei ruoli, e per ora stiamo avendo grandi risposte da tutti, anche da chi sta giocando meno. Mi piace ricordare un aneddoto estivo che riguarda Zazzi, perché con lui siamo stati fortunati: fu sua madre a chiamarmi proponendo il giocatore, io già lo conoscevo avendolo visto al Monza e all’Atalanta. Voleva avere un’opportunità a Varese e mister Melosi capì subito che Federico era uno da Varese.
Ha trovato una concorrenza spietata nel ruolo e ha fatto fatica ad adattarsi da terzino, anche perché ha sempre fatto il difensore centrale. Parlando con lui però, mi ha fatto capire che per lui il discorso Varese non è chiuso.