Di passaggio a Varese la “ballerina speciale” Nicoletta Tinti ha fatto una sorpresa alla redazione de La Provincia portando in dote gli auguri per il nuovo anno e il suo splendido sorriso. Con lei c’erano un paio di amici con i quali sta condividendo il suo ritorno alla danza, sul palco, di fronte ad un pubblico che resta ammirato ogni volta. La prima è stata nel settembre scorso in Piazza
del Carmine a Firenze con una breve coreografia che ha generato in Nicoletta e le sue compagne Silvia Bertoluzza ed Emma Iannnotta la conferma di avere in testa un’idea meravigliosa da coltivare e far crescere. Dalle “brevi apparizioni” lo sbocco naturale si è celebrato poco prima di Natale con un intero spettacolo, in una sala del Comune di Bologna, la città dove Silvia Bertoluzza dirige la sua scuola di danza.
Con Nicoletta e Silvia in redazione c’era anche il supervisore tecnico Mattia Chiarini. Un trio in trasferta per caso o per qualcosa di bello per Varese e i varesini? «Siamo tornati volentieri a Varese per salutare un pò di amici che abbiamo da queste parti – risponde Nicoletta – . Poi sì, c’è qualcosa che vorremmo fare in questa città dove in merito alla promozione di ogni attività per persone con disabilità si è fatto tanto. Ci stiamo ragionando, abbiamo avviato contatti, stiamo valutando ambienti e tutto ciò che comporterebbe il voler organizzare il nostro spettacolo lontano da casa nostra. Non sarà facile ma a noi le cose difficili ci garbano un sacco».
Va beh, in attesa di saperne di più, andiamo un attimo indietro dov’è cominciato questo sodalizio artistico composto da una ragazza di Bologna, una di Prato e una di Roma. «È una storia iniziata ancor prima di conoscerci di persona – spiega Silvia – Io studiavo danza nelle stessa scuola dove Nicoletta era una delle componenti del corpo di ballo. Quando lei dovette lasciare per quanto le è capitato mi venne chiesto di prendere il suo posto ma siccome i tempi per sostituirla erano brevissimi il mio maestro di allora mi consegnò delle videocassette per studiare e imparare quanto aveva fatto Nicoletta fino a quel momento. Ognuno alle prese con la propria vita non ci fu l’occasione per incontrarci. Fino ad un paio di anni fa quando leggendo per caso il programma di un evento dedicato alla danza vidi che tra gli artisti c’era una certa Nicoletta Tinti. Incuriosita andai allo spettacolo dove logicamente la vidi seduta in una coreografia ma da subito mi venne il desiderio di abbracciarla e creare qualcosa per lei, per noi, per ballare insieme, ma non lasciandola seduta. La cosa mi prese talmente tanto che me la sognai e subito dopo iniziai a rompere le scatole ad un amico artigiano perché inventasse qualcosa che permettesse a Nicoletta di danzare in piedi. Abbiamo martellato tutti e tutto per farcela e alla fine ce l’abbiamo fatta».
Inutile sottolineare i mille significati di questa vostra impresa. «No, no – interviene ridendo Nicoletta – sottolineiamoli pure! E’ stata una faticaccia e lo è tutt’ora perché ovviamente dobbiamo fare tutto da noi. Siamo impresari, artisti, tecnici, autisti e sponsor! Ovviamente sto esagerando per scherzare e scherzarci ma in fondo è la verità. Una verità comune a tanti, in carrozzina e non, che vogliono semplicemente coltivare una passione con i relativi sogni. Di speciale ci sono le persone che ho conosciuto in questa che considero una bella favola. Silvia ed Emma su tutte e con loro i tanti che hanno condiviso e stanno condividendo con noi delusioni e gioie, dubbi ed emozioni, speranze e sogni sempre nuovi. Sentimenti e sensazioni che una volta accettato di dover vivere seduta in carrozzina pensavo di dover resettare ed affrontare diversamente. Invece eccomi qui, grazie ad un nuovo ‘amico metallico’ di nome ‘Grem’, a vivere una vita per nulla diversa, a danzare e ad abbracciare in piedi. Chi è ‘Grem’? Dai, spero di potervelo presentare nella vostra Varese che per affetti e opportunità sento anche mia. A presto!».