E ̀la prova dell’uovo che fa capire quanto sia bravo uno chef. In questa puntata di Cucinando,sale in cattedra Silvio Salmoiraghi, apprezzatissimo allievo di Gualtiero Marchesi ed esperto docente di Alma,una delle scuole più ̀prestigiose e all’avanguardia. Con la sua autorevolezza,passione e competenza ci parla dell’uovo e ci apre un mondo.
Per riconoscere il talento in cucina basta mettersi davanti a un uovo,ingrediente che prova la bravura di un cuoco e che,purtroppo,si è un po’ perso nelle grandi case, insieme all’abitudine delle sontuose colazioni a base di omelette.
Ho sempre considerato l’uovo come una salsa perchè́ quando è cotto a puntino,cioè è a una temperatura di 50 gradi,il tuorlo diventa un condimento ideale.
Ma andiamo con ordine e partiamo dall’uovo all’ostrica. Si chiama così quello che viene servito crudo con il limone perchè ricorda da vicino la consistenza del pregiato mollusco.Nel mio Acquerello di Fagnano Olona ne offro una rivisitazione che ha ricevuto anche un premio:lo ripropongo leggermente marinato in alcool con vicino l’ostrica e un po’di tonno e quando si taglia esce dall’uovo la salsa che da ̀condimento al piatto.
Su questo ingrediente fondamentale è ̀stato detto e scritto tanto: il libro del collega Carlo Cracco intitolato “La quadratura dell’uovo”èimportanteeGualtiero Marchesi l’ha sempre trattato come un cibo sacro.Il suo celeberrimo “uovo all’uovo” è una crema d’uovo nel suo guscio e caviale che si presta ad aprire degna mente una serie di portate d’autore. Ho lavorato a lungo con Marchesi e posso con fermarvi quanto sia perfezionista: ci raccomandava fino allo sfinimento che la parte bianca dell’occhio di bue non deve presentare nessuna sfumatura diversa dal suo colore e quindi le bruciature sono imperdonabili.Il
tuorlo deve essere cotto con estrema precisione. In effetti bisogna prestare la massima attenzione e bisogna utilizzare i giusti strumenti di cucina. A partire da una padella sautè ́ma è ̀ideale anche la salamandra, ap parecchio professionale di cottura che aiuta a rapprendere il tuorlo, formando sopra di esso un velo
trasparente,con il risultato di avere l’albume cotto e il tuorlo appena scaldato.
Ma torniamo all’omelette alla francese, citata all’inizio: ai miei alunni di Alma ripeto che bisogna adoperare una saute ́con il manico per dare il colpo.Bastano tre uova strapazzate con le forchette e nient’altro: né grasso né panna. Mantenendo la giusta temperatura, la padella non deve fare attaccare l’uovo che poi dovrà̀ essere portato a lato per il colpo decisivo.
L’uovo strapazzato sembra facile ma non è così ̀perchè ́occorre dosare la giusta quantità ̀degli ingredienti secondari come la panna: deve essere viscido e va mangiato a cucchiaio,come una crema d’uovo.Famoso è anche l’uovo pochè ́o in camicia,cotto facendo un vortice in un pentolino d’acqua:se è freschissimo non c’è neppure bisogno dell’aceto.Tre minuti e il gioco è fatto ma bisogna sempre avere padronanza della tecnica, come nel caso del tuorlo d’uovo fritto, croccante fuori e liquido dentro.Potremmo continuare al l’infinito questa rassegna e vi potrei parlare delle zuppe che ho gustato in Oriente: in Corea e in Giappone si servono brodi speziati che riescono a tirar via la“bavosità̀”del tuorlo d’uovo di piccione, il cui gusto risalta ancora di più in bocca. Anch’io ho riproposto zuppe con uova di piccione che sono rare perchè ́un piccione fa un solo uovo ogni 15 giorni.
E non vanno dimenticate le uova d’anatra: in Emilia sono le preferite per realizzare la pasta visto che, essendo l’uovo d’anitra più grasso,rendono più ̀elastica la pasta e,quindi,più ̀semplice da lavorare. Che dire poi del povero uovo del contadino? In realtà ̀e ̀ricchissimo e può̀ essere abbinato con una delle materie più lussuose come il tartufo bianco.
Possiamo anche parlare delle uova di pesce,come il caviale o quelle d’aringa, usate molto nei paesi nordici e orientali. Il caviale ha una grassezza che non ha nessun altro uovo di pesce: quello italiano è ̀buono ma non ha la consistenza di quello di altri paesi, come ad esempio l’iraniano.
Marchesi è ̀sempre stato goloso di caviale e una sua ricetta celebratissima sono gli spaghetti al cavia le con erba cipollina:il segreto sta nella temperatura della pasta che non deve essere né troppo calda né
troppo fredda. All’Acquerello propongo il midollo dell’ossobuco passato in sautè́ con caviale e asparagi: è un bel gioco di consistenze e sapori. Ritengo che il vero caviale italiano sia la bottarga di muggine sarda o di Orbetello: si attacca al palato offendo quella voglia di continua re a mangiarla all’infinito. Sulla pasta va sempre messa fredda,con olio extravergine e olive nere: il sapore sarà ̀meno pulito di quello di uno spaghetto al caviale ma garantisce la stessa golosità.
Infine,eccovi una chicca:c’èun produttore del lago di Como che si fa apprezzare per la qualità ̀delle uova di pesce persico.Sono l’ideale per dare quel tocco in più a uno di quei classici risotti al persico che si usano molto nelle nostre zone e che sanno troppo spesso solo di parmigiano.
Fagnano Olona
© riproduzione riservata