Al seguito della Grande Ignis – in un’epoca in cui il tifo organizzato non aveva nulla di consueto e standardizzato nel mondo della pallacanestro e spostarsi per il continente non era certo agevole quanto lo è oggi – si muoveva una folla di centinaia, a volte addirittura migliaia di persone, tutte unite dallo stesso, grande spirito. E oggi che in città un nuovo club dedicato alla Pallacanestro Varese è pronto a vedere la luce, la memoria non può non tornare a quel precedente mitico quanto i successi che della Ignis: il “Basket Club”.
«Tutto ebbe inizio alla fine degli anni ’60 e proseguì poi per tutto il periodo d’oro della squadra, prima del declino che, insieme a qualche divisione interna, portò all’estinguersi di quell’esperienza» racconta , protagonista di quegli anni e oggi, 72enne, ancora impegnato in biancorosso come responsabile statistiche per la Pallacanestro Varese.
«Con il Basket Club girammo l’Italia e l’Europa, da Roma fino a Mosca, sulle ali dell’entusiasmo per quelle imprese incredibili che nessuno mai potrà ripetere, perché dieci finali consecutive di Eurolega nessun’altra squadra riuscirà a conquistarle». Un’epoca irripetibile per tutta la famiglia della grande Ignis ma anche e soprattutto per quelle centinaia di tifosi che neanche il grande freddo degli inverni nordici o le contrapposizioni politiche roventi fra
l’Ovest e l’Est del vecchio continente riuscivano a fermare. «Come durante una famosa trasferta di febbraio a Turku, in Finlandia, quando ai giocatori fu dato da mangiare pizza surgelata perché altro non si era riusciti a trovare, o come a Praga, ancora dominio sovietico, quando una sera prestai la mia giacca elegante ai componenti della squadra, perché a uno a uno potessero entrare in un ristorante» ricorda Salmini.
Dai 300 tifosi varesini presenti a Sarajevo, per la finale di Coppa dei Campioni del 1970, vinta contro l’Armata Rossa, ai 1400 e forse più che invasero Roma per lo spareggio scudetto vinto 65-57 contro il Simmenthal, il 3 aprile 1971. «Viaggiando col treno speciale organizzato dal Basket Club, oltre a tutti gli altri che si mossero con autobus, treni regolari e aerei» spiega Salmini. Ricordi indelebili, rimasti vivi fino ai giorni nostri anche attraverso gli opuscoli e l’oggettistica – il merchandising, si direbbe oggi – che il Basket Club realizzava e distribuiva ai soci. «E io conservo tutto, dal primo numero della nostra rivista ai libri dedicati alla squadra, dalle riproduzioni delle coppe vinte alle targhette in legno, fino alle figurine. Fummo antesignani in tutto ed è un peccato che tutti quei trofei e tutto quel materiale non siano oggi raccolti e custoditi in una sorta di museo».
Ora Varese è finalmente pronta per veder rinascere, a fianco degli Arditi, un nuovo club biancorosso. «E il mio consiglio è di cominciare quest’avventura con lo spirito e l’ambizione di chi vuole vivere l’esperienza di tifoso divertendosi» conclude Paolo Salmini.
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