Confidi, Regione Lombardia mette sul piatto 40 milioni. «Ma con bando “drogato”, che favorisce pochi consorzi, alcuni dei quali già aiutati nel recente passato». Ecco perché Fidialtaitalia, il consorzio fidi di Casartigiani, ha presentato ricorso al Tar per sospendere il bando.
«La conseguenza? Le nostre imprese associate rimarrebbero escluse e perciò svantaggiate nell’accesso al credito».
A sostenerlo è Giuliano Terzi, direttore generale di Fidialtaitalia, che spiega le ragioni che hanno portato il consorzio a depositare un ricorso al Tar, con istanza cautelare per la sospensiva, contro il bando Confidi di Regione Lombardia, che scade il prossimo 15 ottobre. Un bando che, nell’ambito della legge regionale sulla competitività varata dal Pirellone su proposta dell’assessore alle attività produttive Mario Melazzini, mette a disposizione ben 40 milioni di euro di fondi pubblici per la ricapitalizzazione dei Confidi.
«La legge “Impresa Lombardia” è una buona iniziativa – ammette Terzi – ma le regole di questo bando sono falsate. A nostro giudizio è stato costruito per fare in modo che solo pochi “confidi” possano accedere ai contributi regionali, con la conseguenza che le imprese associate ai confidi esclusi saranno svantaggiate nell’accesso al credito rispetto alle altre imprese».
Stiamo parlando, dalle analisi di Fidialtaitalia, di circa due terzi sui 33 consorzi fidi che operano in Lombardia (con 240mila imprese socie, di cui però circa 80mila sarebbero attive).
«Siamo sempre stati attenti alle esigenze delle aziende, erogando credito anche quando tutti chiudevano i rubinetti – sostiene il presidente del consorzio Domenico Esposito – questi comportamenti virtuosi andrebbero premiati».
Invece con questo bando si creerebbe una situazione in cui si discriminerebbe tra «imprese di serie A e altre di serie B, anzi D», queste ultime costrette a pagare le garanzie più delle altre, in assenza di sostegni pubblici.
L’esclusione della sola Fidialtaitalia dal bando penalizzerebbe «circa tremila imprese associate, tutte effettivamente attive perché noi per trasparenza ogni anno eliminiamo dal libro soci quelle fallite o non operative».
Il tutto in un quadro già “drogato” nel recente passo dai cosiddetti Formigoni-Loans, 40 milioni di euro di prestiti per il rafforzamento patrimoniale dei Confidi: «Inizialmente da restituire in 8-10 anni, poi si sono trasformati in una regalia perché nel 2013 la Regione, cambiando le regole in corsa, ha deciso non chiedere più indietro 25 milioni di euro di capitale più interessi a otto Confidi, con un provvedimento ai limiti del danno erariale – fa notare Giuliano Terzi – noi non avevamo partecipato alla ripartizione, ritenendo troppo esosi gli interessi, ma se avessimo saputo della futura regalia avremmo sicuramente accettato anche noi. Intanto è stato “drogato” il mercato e con questo nuovo bando si ripete l’errore».
Il direttore precisa che il mirino del ricorso è la Regione: «Non abbiamo nulla contro gli altri Confidi – spiega Terzi – è un fatto che tutti abbiano bisogno della contribuzione pubblica, visto che in questi anni di crisi le banche hanno fatto ricorso alle nostre risorse per le insolvenze in crescita. Ma chiediamo pari dignità per l’accesso ai contributi. Fidialtaitalia in vent’anni ha ricevuto appena 150mila euro dal pubblico contro i milioni dei nostri competitor».
La decisione del Tar sulla sospensiva è atteso prima del 15 ottobre: «La Regione riveda il bando» l’appello di Terzi.
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