Non mancano gli alibi, perché non avere così tanti giocatori (Piraccini, Zazzi, Bottone, Moretti) fa la differenza. Non è necessario fasciarsi la testa, perché mancano una partita più un girone intero (18 partite, 54 punti) alla fine del campionato. Non c’è da suonare l’allarme, perché se è vero che ieri hanno vinto tutte le dirette concorrenti è altrettanto certo che non sarà (e già non è stato) sempre così. Non è tutto da distruggere, neppure dopo la prestazione peggiore – dal punto di vista tecnico, non di sacrificio o impegno – della gestione Baiano.
Ma, allo stesso tempo, non tutto funziona. Perché il Varese visto a Busto Garolfo – piatto, mediocre, monocorde, senza idee – non può che lasciare punti pesanti per strada: in un campionato così equilibrato, in cui i biancorossi sono secondi pur avendo perso tutti gli scontri diretti (tranne quello col Cuneo alla prima giornata: ma l’8 gennaio, al Franco Ossola, arriverà tutt’altro Cuneo), non incassare bottino pieno contro le “piccole” è un peccato capitale. Servono altre soluzioni, che possono e devono essere trovate.
Baiano ha ragione a sottolineare la difficoltà di affrontare squadre che si difendono in 9 dietro la linea della palla, ma non può (e, di certo, non vuole) arrendersi a dover lasciare in giro punti ogni volta che questa situazione si presenterà (la Bustese non sarà l’ultima squadra a fare le barricate contro il Varese).
E, soprattutto, manca qualcosa. Forse in attacco (un bomber che sappia decidere anche da solo le partite, come sta facendo Mair per la Caronnese capolista), di certo a centrocampo: dove Bottone è leader e guida, ma non ha continuità fisica; dove Zazzi è ai box e potrebbe rimanerci; dove Gazo – ieri tra i migliori – è uno specialista nel suo settore, corsa e lotta, ma non gli si può chiedere di inventare per sbloccare le gare chiuse; dove Cusinato – se è quello con le gambe che tremano visto nel primo tempo col Gozzano e in tutti i 90’ di ieri – non può giocare; dove Calzi è più adatto a giocare a tre (modulo che pare essere stato abbandonato) che a due perché non (ritenuto) abbastanza mobile, veloce e di corsa; dove la soluzione migliore oggi sarebbe mettere Ferri (sì, Ferri: che sa impostare, dribblare palla al piede, non sbaglia neanche sotto tortura, vede il gioco con secondi – se non interi minuti – di anticipo) ma significherebbe perderlo dietro dove, insieme a Viscomi (e Pissardo) ha alzato un muro che, in realtà, sono le fondamenta per costruire tutto il resto.
Per arrivare in fondo, per centrare il sogno, per vincere, c’è uno e un solo modo: crederci. Sempre. Tutti. Come sta facendo il Varese, che oggi, o al più tardi domani, ufficializzerà – appunto – un nuovo centrocampista. Under (classe’96). Che sa come si vince un campionato (pure due…). Che ha alle spalle scuole importanti e per questo non può che caricare a testa bassa per fare il salto di qualità in una piazza ambiziosa come Varese. Che la società ha preso perché ha in testa una cosa sola. E ci crede.
Soluzioni, tattiche e di mercato, per allargare le possibilità di gioco quando quelle ormai consolidate (e ripetutea più riprese) non danno risultati. Come accaduto ieri, con una Bustese povera di talento ma chiusa, compatta, organizzata e scaltra nel leggere le scelte biancorosse, con i centrocampisti concentrati nel triplicare Rolando, aggredire Giovio, chiudere gli spazi in profondità concedendo solo cross da guardare di fronte e mandare lontano.
Un’imbucata di Rolando mal controllata da Innocenti al 3’, poi tanti pasticci e traversoni preda della contraerea avversaria. Le poche palle utili non girano a favore (17’, cross di Granzotto che Scapini, disturbato, non incoccia al meglio), i rari guizzi palla a terra non vanno in porto (28’, scambio prolungato Giovio-Innocenti ma passaggio finale non coi giri giusti), i tanti falli subìti non generano situazioni pericolose: all’intervallo è un noioso 0-0.
Copione che non cambia nella ripresa, ad eccezione del 5’ quando Dall’Omo spinge in angolo la spizzata di Scapini e la difesa intercetta il missile di Giovio. Innocenti non è un fattore nemmeno quando Baiano richiama Scapini, inserisce Becchio e lo avvicina a Giovio, pur avendo una ghiotta occasione al 26’ in cui non trova la rabbia per bucare il muro di casa a difesa della porta. Solo il finale regala qualche emozione: la prima è un brivido, con la bordata di Putignano che Pissardo tocca di quel tanto per farla sbattere sul palo (39’); la seconda è un tiro alto di Venturelli da buona posizione (41’); le ultime sono due colpi di testa in mischia, alti, di Becchio (93’) e Rolando (94’). Finisce 0-0: il Varese scivola a -2 dalla Caronnese, viene raggiunto dal Chieri e lascia Busto Garolfo con un misto di rabbia e delusione per i punti lasciati per strada. Ma non smette di crederci.
Dall’Omo; Nodari, Rorato, Parini, Bellich, Pisoni; Venturelli, Mavilla, Panzetta; Pllumbaj (Bisceglia dal 45’ st), Grandi (Putignano dal 32’ st). A disposizione: Colombo, Rosana, Mapelli, Palma, Pariani, Lopes Guerra. All. Ganz.
Pissardo; Talarico, Ferri, Viscomi, Granzotto (Bonanni dal 21’ pt); Rolando, Gazo, Cusinato, Innocenti (Lercara dal 35’ st); Giovio, Scapini (Becchio dal 18’ st). A disposizione: Consol, Simonetto, Luoni, Calzi, Bottone, Salvatore. All. Baiano.
Copat di Pordenone (Beretesan di Verona e Faccioni di Legnago).
Spettatori: 700. Espulso: Putignano (B) al 47’ st per proteste. Ammoniti: Mavilla, Panzetta e Pisoni (B); Talarico (V). Angoli: 3-6; fuorigioco: 0-1; tiri (in porta): 7 (1) – 10 (3); falli: 22-8; recupero: 2’ + 4’.