«Orgoglio, grinta e generosità. Così i nostri tifosi ci seguiranno»

A Masnago arriva Venezia, seconda in classifica. Caja cerca la ricetta per rinascere

Dove eravamo rimasti? A una soleggiata domenica di inizio maggio, a una partita inutile per fini di classifica e a uno striscione esposto dagli Arditi che riuscì a incrinare anche la dura scorza di un uomo da battaglia: “Qualunque sarà il tuo futuro, grazie Caja”.

Per un attimo gli occhi lucidi di “Artiglio” furono gli stessi dell’intera Masnago, perché quelle parole, con il sottofondo di un lungo applauso, resero onore ad un lavoratore umile e silenzioso, a un “senza vetrina” capace di far svoltare Varese con le chiavi della disciplina e dell’umanità. Il sentore di un addio immeritato, costretto, incolpevole, mendacemente già scritto non ingannò nessuno dei 4000 dell’allora Palawhirlpool: contribuì, se possibile, solo a rendere quei secondi ancora più assoluti e veri, cementando la gratitudine del popolo verso il suo condottiero.

È da quell’abbraccio collettivo che, nel tardo pomeriggio (palla a due ore 18.45) di oggi e contro Venezia, ripartirà la Openjobmetis del Caja-bis. Da una prova di fede – che dovrà tramutarsi in un appoggio fragoroso, incondizionato, potente – necessaria prima di tutto a immaginare il gravoso percorso di rinascita che attende una squadra da mesi assuefatta alla sconfitta. Attilio da Pavia lo sa

e ieri si è giocato le sue carte psicologiche davanti ai microfoni societari: «Quattro giorni dal punto di vista tecnico sono stati davvero pochi – ha detto Caja – Altre dovranno essere le nostre armi: orgoglio, determinazione, aggressività. Solo così potremo creare una buona empatia con il nostro pubblico. Se sapremo essere generosi, i nostri tifosi ci seguiranno: saremo noi a dover accendere loro».

Il nuovo corso – com’era prevedibile – non ha lasciato nulla di intentato: nessuna pausa natalizia e sessioni intense dal 23 dicembre a ieri. «Nei giochi abbiamo fatto alcune scremature» ha aggiunto l’allenatore ex Roma, in un passaggio che non va sottovaluto. A giudizio di molti, infatti, questa Varese ha bisogno anche di trovare la via della semplicità per far finalmente emergere le peculiarità positive insite nella sua costruzione, riveduta e corretta dopo il cambio dei Johnson. Tre mesi di stagione hanno lasciato sul piatto solo le evidenti mancanze del roster (la poca pericolosità sotto le plance dei suoi centri, le povere qualità balistiche dei suoi “tre”, l’assenza di un finalizzatore che la Openjobmetis spera di aver trovato nel Dominique ex Alba Berlino), ma non sono mai riusciti a evidenziare quei punti di forza che nei nomi estivi a molti era sembrato di cogliere (un Maynor in forma e libero di agire rimane gemma rara, un Eyenga non costretto a tirare quanto a giocare su ritmi sostenuti può essere anche efficace, un Anosike che prende più di 10 rimbalzi a partita può dare il là alla corsa come “modus operandi”…). Sgomberare la testa dei giocatori da inutili sovrastrutture e farli giocare nel modo più congeniale possibile alle loro caratteristiche: sarà questa – se riuscirà – la vera rivoluzione di Caja.

Contro l’Umana Reyer Venezia, seconda in classifica, l’impegno rimane improbo, per giunta da affrontare con uno dei pretoriani del coach, Eyenga appunto, squalificato, e senza un Luca Campani ancora alla prese con la riabilitazione al ginocchio.

Alla squadra di De Raffaele (11 vittorie nelle ultime 12 partite) mancherà o avrà poco spazio Stefano Tonut, vittima di una fastidiosa protrusione discale. Poco male per i lagunari, che possono contare su un organico profondo e ricco di talento. Nel quintetto degli avversari c’è tutto: ci sono l’imprevedibilità di Haynes, la razionalità di McGee, la tecnica di Bramos, il talento efficace di Peric e la verticalità di Hagins. In panchina, poi, albergano punti alla bisogna ed esperienza (Viggiano, Ortner, Ejim, Filloy…). La logica, insomma, dice oro-granata. Ma non è certo con la logica che si decide di affrontare una salita lunga, piena di pericoli e sconosciuta nel suo orizzonte.