Un presidente deve essere così. Deve saper parlare ma anche stare zitto, deve capire quando farsi vedere e quando mandare avanti gli altri, deve avere la forza di alzare la voce e allo stesso tempo di dare una pacca sulla spalla. Gabriele Ciavarrella l’ha capito in fretta: catapultato da un giorno all’altro in una realtà che non si aspettava, pare che sia il presidente del Varese da una vita.
Perché recuperiamo la partita rinviata il giorno della festa della donna quindi tutte le donne stasera entreranno gratis nei distinti. Perché il Varese sta scrivendo una pagina di storia, e nella storia è bello poter dire “io c’ero”. Perché ormai siamo abituati a giocare in mezzo all’entusiasmo della gente e sarebbe un peccato perderlo stasera. Posso aggiungerne un quarto?
Ecco: venite allo stadio per fare contento il presidente, che ci tiene.
Perché fin dal primo giorno ho voluto ragionare un passo alla volta, partita dopo partita, senza guardare troppo in là. E le vittorie hanno segnato il nostro percorso, rendendo specialissima la nostra stagione.
È il mio “triplete”: salvataggio del Varese, vittoria del campionato, record di vittorie. Non male, per il mio primo anno.
Infatti, io ci sarò. La società si rafforzerà, arriveranno nuove figure per affrontare al meglio la nuova stagione, ma noi resteremo al nostro posto. Ma non perché siamo attaccati alla poltrona.
Perché ce lo chiede la gente di Varese, che ha detto a chiare lettere di volere questo tipo di società. Perché ce lo chiedono gli sponsor che hanno confermato e in alcuni casi aumentato il loro impegno, perché hanno visto che abbiamo amministrato bene i loro soldi. Perché ce lo chiedono i genitori dei nostri bambini, che alla festa mi hanno espressamente detto: “Non cambiate”.
Gli diremmo “no, grazie”. Perché abbiamo costruito questo Varese su fondamenta chiamate sacrificio e lavoro, e non vogliamo snaturarci. Arrivasse uno con i soldi a comandare gli diremmo di no, perché questo non sarebbe il suo Varese. Abbiamo le risorse per la serie D e stiamo già pensando alla stagione successiva alla prossima: ma non faremo mai, e scrivetelo grosso così, il passo più lungo della gamba.
No: ma staremo attentissimi. Ora in tanti vogliono salire sul carro, ma la selezione sarà rigorosissima: non avrò problemi a buttare giù personalmente le figure che rischierebbero di rovinare la magia.
Stare zitto di fronte a certe polemiche, montate ad arte e potenzialmente pericolose. Ma credo di essere stato bravo a schivare ogni proiettile, come Matrix. Un buon allenamento per il futuro: più saliremo in alto, più dovremo difenderci da attacchi e colpi bassi.
Ci stiamo lavorando. E abbiamo chiesto al mister di far giocare chi finora ha giocato meno, perché vogliamo capire su chi possiamo contare.
Io sono un viaggiatore, ho fatto decine di viaggi con lo zaino in spalla e la macchina fotografica. Viaggi meravigliosi, nei quali capitava di incontrare compagni nuovi, di cambiare itinerario, di salutare persone con cui si era condiviso un pezzo di strada. Mi piace pensare che il mio rapporto con il Varese sia questo.
A mio padre Vittorio, che non c’è più e che mi guarda dall’alto. Lui ai tempi è stato il massaggiatore del Varese, e se oggi vedesse che suo figlio è diventato il presidente piangerebbe di gioia tutti i giorni. So che mi sta guardando da lassù, lo sento: ma mi manca tantissimo, di fianco a me in tribuna.