Un tuffo nella città delle meraviglie

Con il Festival del Paesaggio di Varese si aprono le porte di 12 bellezze tra ville e giardini. Qui le tre tra Velate e Sacro Monte

L’affascinate dimora fu voluta dall’ingegner e fu dedicata a sua moglie . Il progetto venne elaborato dall’architetto nel 1906. La villa, con una spettacolare vista panoramica, è dotata di una facciata composita costituita da due piani distinti. Peculiare è la copertura, caratterizzata da falde spioventi sorrette da travi in legno che evidenziano le due finestre inquadrate da cornici ellittiche con elementi floreali. I vetri delle finestre sono ornati con motivi a piuma di pavone e i due balconcini presentano, sui tre lati, una decorazione a tela di ragno in ferro battuto. Il cancello d’ingresso ha due piloni in cemento decorati con elementi floreali.

Il giardino della villa si presenta scosceso e terrazzato. Le balze sono sorrette e delimitate da muretti di pietra a secco. È suddiviso in zone, con la parte ad est che si estende parallelamente allo stradone del Santuario piantumata con alberi da frutta, mentre a nord si arrocca un piccolo castagneto e nella parte centrale si è sviluppata una piccola pineta. Due stradine, una più ampia e una più stretta e tortuosa, si arrampicano fino al limite superiore della proprietà.

Sul retro della villa si trovano un castagno secolare mappato dal Comune di Varese, e una grotta realizzata in parte artificialmente. Nella parte più alta del giardino esiste un posto di ritrovo con tavolo, sedie e panche in cemento con decorazioni liberty. Grazie al clima favorevolmente mite crescono in modo spontaneo bellissime palme in tutto il giardino.

La villa è una delle più antiche di Velate, il cui nucleo originario risale probabilmente al Medioevo. La dimora ebbe origine come roccaforte che solo successivamente, attraverso diverse trasformazioni nel XVI e XVII secolo, assunse l’aspetto di villa residenziale. I primi proprietari furono i di Velate, la cui importanza, non solo a Varese ma anche a Milano, è testimoniata da documenti storici fin dal Duecento. Mentre rami minori della famiglia Bianchi si trasferirono in zone limitrofe come Masnago o Caidate, il ramo principale rimase a Velate e si estinse tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, periodo in cui fu probabilmente affrescato il porticato. In questa antica dimora risiedeva la famiglia velatese dei Bianchi il cui ultimo discendente, , morì senza prole verso la metà dell’Ottocento.

La villa venne acquistata da , e infine giunse alla famiglia . La parte centrale dell’edificio, caratterizzato da una pianta a “U”, è occupata da un cortile, attorno a cui si dispongono le due ali con porticato, le cui pareti conservano interessanti affreschi raffiguranti scene di caccia e di vita rustica databili al XVII secolo. In fondo all’ala ovest vi è la torre dotata di loggette e parte della costruzione medievale, invece l’ala est è raccordata ad un cortile più piccolo dotato di servizi e rustici.

Il parco all’inglese, di modeste dimensioni, rappresenta una prosecuzione del cortile e venne creato attorno al 1878, quando i Piatti acquistarono dei terreni con costruzioni adiacenti alla loro proprietà dai vicini . Il giardino conserva varie essenze tipiche dello stile inglese, come conifere e palme. Vi è inoltre conservato il coperchio di un sarcofago medievale.

L’industriale farmaceutico comprò la vasta e amena proprietà da nel 1905, ma la costruzione della villa, realizzata in stile eclettico, ebbe inizio nel 1897 su progetto dell’architetto . La dimora fu edificata con mattoni a vista e pietre da taglio e adornata da fregi e dipinti murari. I portici della casa, il terrazzino del primo piano e la torretta sono stati affrescati dal pittore lombardo , esperto in arti decorative.

Oltre alla villa residenziale vennero realizzati dei rustici, una casa a due piani per il custode, un pozzo per l’acqua potabile, un garage, una lavanderia, una stalla e un fienile. All’interno sono presenti le vestigia di un fortilizio con una torre risalente forse all’epoca romana, demolito nel 1876, che era parte di un articolato sistema difensivo comprendente anche la vicina e celebre Torre di Velate.

Il parco, che si estende lungo la collina fino a comprendere anche parte del corso del torrente Vellone, è attraversato da viali e scale che seguono la conformazione del terreno. Gli Zambeletti fecero realizzare un ampio orto, un frutteto e una serra Liberty in ferro e vetro, oltre a preservare i ruderi romani circondandoli di arbusti ornamentali. Con la villa vennero costruiti anche un campo da tennis, un galoppatoio e un tiro a segno e furono inoltre previsti dei punti di osservazione degli astri con il cannocchiale, un igrometro ed un orologio solare. Il parco conserva varie specie vegetali, come douglasie dell’Oregon, castagni centenari e conifere.