Gallarate – «Non dimenticate che ci siamo anche noi: stiamo ancora aspettando la liquidazione». E, soprattutto, «non è vero che tutti abbiamo trovato un posto di lavoro».
A parlare è un’ex dipendente della Fondazione culturale «1860 Gallarate città» che, di fronte alla notizia dell’esposto e della possibile causa civile da parte di alcuni creditori dell’ente teatrale, decide di raccontare la situazione delle persone che, per più di cinque anni, hanno lavorato negli uffici di via Palestro.
Tutte assunte con contratto a tempo indeterminato, tutte licenziate dal liquidatore Bruno Cisaro. Con l’eccezione del tecnico delle luci, che ancora lavora al Teatro Condominio con la nuova gestione. Ma viene pagato grazie ad un contributo erogato dal comune. Il punto è che «non abbiamo ancora ricevuto il trattamento di fine rapporto. Nemmeno sappiamo esattamente a quanto ammonti».
I dipendenti delle Fondazione rientrano tra quelli che la legge individua come creditori privilegiati. I primi, cioè, a vedersi riconoscere quanto dovuto. Soprattutto, gli unici a ricevere l’intero ammontare della somma che spetta loro. Mentre agli altri, i cosiddetti chirografari, il liquidatore ha proposto di chiudere ogni contenzioso versando il 30 per cento di quanto fatturato. Qualcuno ha accettato, altri no e si preparano ad adire le vie legali.
Restano i lavoratori, che ancora aspettano il Tfr. Ora, come ogni azienda, la Fondazione dovrebbe aver accantonato una somma, ogni anno, per i trattamenti di fine rapporto. Ma, per liquidarli, si attende che venga definita la liquidazione dell’ente. Una procedura subordinata al parere della Corte dei conti, alla quale il comune ha chiesto se può saldare debiti contratti da terzi. La risposta dovrebbe arrivare entro fine mese.
Nell’attesa, tra i vecchi dipendenti rimane l’amarezza. «Personalmente, non avevo la pretesa di essere reimpiegata in comune, non sarebbe stato corretto né dal punto di vista etico, né da quello formale», spiega l’ex impiegata, «però leggere sui giornali che tutte abbiamo trovato un lavoro e viviamo felici e contente mi fa davvero rabbia».
Sì, perché «io ho trovato un contratto di quattro mesi, poi nulla più». Insomma, la ‘favola bella’ di una giunta che si era impegnata a tutelare l’occupazione si è rivelata un’illusione. La realtà dei fatti è che il ‘crack’ della Fondazione ha creato solo precarietà e disoccupazione per gli ex dipendenti.
Ed è stato solo il primo di una serie di ‘incidenti’ del centrosinistra di governo nei confronti di quei lavoratori che, dai banchi dell’opposizione, ha sempre difeso a spada tratta. È in corso un contenzioso con i dipendenti del Maga, ad alcuni dei quali è scaduto il contratto a fine febbraio.
Ma, a fronte di una promessa di tempo indeterminato, hanno ottenuto solo una proroga di due mesi. Poi ci sono i lavoratori del comune. Chiuse mercoledì le elezioni dei rappresentanti sindacali, ora riprenderà la lotta per il premio incentivante del 2011.
Riccardo Saporiti
p.rossetti
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