VARESE I giorni, gli anni, le epoche passano e il rione si trasforma. Spesso le attività in periferia tendono a chiudere e i vecchi edifici vanno incontro a un processo di degrado. Ma quella che vi stiamo per raccontare è una storia diversa.
Una storia che si può riassumere in una frase: Domenico Manicone e la moglie Nadia – gestori della Vecchia Osteria di via Oriani – hanno ricavato due camere da letto da affittare in quello che una volta era il “garage” della cooperativa di Sant’Ambrogio.
Non è cosa da poco, tanto più se si considera che l’attività dei coniugi santambrogini si può considerare parte di un progetto più grande: riportare la cultura dell’ospitalità su quella che era l’antica via dei pellegrini. Una strada che veniva percorsa a piedi, da Sant’Ambrogio al Sacro Monte.
Entrare in Casa Lory – questo è il nome dell’alloggio – è come fare un viaggio nel tempo, nell’antica architettura rurale di Sant’Ambrogio. In una camera si vede l’arco che sovrastava il portone, quello da cui entravano i mezzi agricoli del circolo. La seconda camera è stata invece ricavata nell’antico deposito di carbone, quello che veniva usato per far funzionare la stufa.
La temperatura degli ambienti è fresca grazie ai muri spessi. Il soffitto è di legno. «Abbiamo fatto questo investimento perché capita spesso che clienti ci chiedano indicazioni e indirizzi per dormire nei paraggi – racconta Domenico – Adesso è come se avessimo due camere sempre a disposizione degli ospiti del rione. L’attività sta partendo un po’ in sordina, ma piano piano siamo convinti che si creerà un bel giro di clienti».
«Quante volte capita di dire: “ti ospiterei io, ma non ho lo spazio?” Una camera può essere utile, per esempio, per far accomodare gli invitati di un matrimonio. O un parente che viene da lontano. Lavoriamo in sinergia con Villa Adriana, che ci manda i suoi clienti quando lei ha le camere occupate». Particolarmente interessante è l’arredamento, che coniuga antico e moderno, colori sgargianti con mobili e letti antichi. Bella anche la parete in sasso, lasciata così a ricordo del passato.
Non è da tutti accollarsi un intervento di questo tipo in tempo di crisi. «Abbiamo voluto rischiare – spiega Domenico, che è cuoco di professione – D’altro canto, da sempre, l’osteria è il luogo dell’ospitalità a tutti i livelli, dove gli avventori trovano la possibilità di saziarsi, di riposarsi e anche di coricarsi».
Per ora Domenico è rinomato ai fornelli (il branzino è considerato senza alcun dubbio il suo piatto forte), ma chissà. Magari un giorno diventerà un albergatore di qualche catena di hotel a cinque stelle. «Neanche per sogno – risponde il giovane – Mi piace Sant’Ambrogio e la mia locanda, così com’è»
e.marletta
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