Anche il vestito è un rischio C’è persino chi ci mette il cianuro

VARESE Commercio e salute sono due ambiti strettamente collegati ma il consumatore deve diventare più responsabile ai rischi di alcune sostanze contenute nei prodotti che compra. Inoltre andrebbe colmato un vuoto normativo che avvantaggia i prodotti importati e che penalizza le imprese italiane. A tre anni dalla nascita di Reparto Produzione, presieduta dal bustocco Roberto Belloli, già fondatore dei Contadini del tessile, ieri nella sede milanese si è tenuto un incontro tra varie associazioni, concluso con un accordo: un documento di intenti su tracciabilità e salubrità dei prodotti e sulla composizione fibrosa. Massa critica di aziende e di opinione pubblica, questo sarà il primo obiettivo da raggiungere, per avere più peso in ambito normativo, economico e sociale. Ieri erano presenti anche Impresecheresistono, tra loro Massimo Mazzucchelli, che a Besnate si occupa di meccanica, metalli e plastiche, e A.di.ci., associazione distretto calza e intimo. «La promulgata legge Reguzzoni-Versace sul made in Italy – spiega Belloli – è stata “castrata” dall’Europa. Ora dobbiamo riportare la filiera qui, c’è l’urgenza di far capire che i prodotti italiani sono sicuri per la salute mentre quelli importati sono a rischio». Ieri si è discusso anche dell’imminente protocollo del ministero della Salute sulle analisi dei prodotti importati, tessili e non. E la Commissione Europea ha avviato uno studio sulle sostanze usate per valutare se esiste un legame che causa reazioni allergiche ai tessuti.

In realtà gli studi commissionati sono due: uno richiesto a Tessile e Salute, associazione presieduta dal biellese Mauro Rossetti, e l’altra alla Smi, Sistema Moda Italia, ricerca affidata ad uno studio di consulenza olandese (su “subbappalto” di uno britannico). Tessile e Salute da anni monitora sistemi e sostanze usate nel tessile e collabora col Ministero, è già operativa con un Osservatorio che Rossetti auspica possa diventare a settembre un punto di riferimento istituzionale e nazionale. «Più che controllare le dogane va controllato il mercato – spiega Rossetti – ma mancano gli strumenti per farlo. Vanno posti dei limiti anche agli importatori, che seguano le stesse normative valide per le imprese italiane».Dalle calzature cinesi che contengono cromo esavalente, agente cancerogeno, al rosso usato nelle materie plastiche, che contiene cianuro ma che in Italia non si usa più da tempo, fino alle dermatiti da contatto irritante e allergica, di cui soffrono 15 milioni di italiani, di cui il 7-8% causate da sostanze nei tessuti. La spinta al cambiamento deve partire dal basso, le aziende sono sempre più unite e l’obiettivo e far capire ai consumatori il valore del made in Italy e la sua tracciabilità a cui si aggiunge la sicurezza per la salute. Scopo di Reparto Produzione è arrivare ad una normativa che garantisca produttori e consumatori, e trovare il modo di restituire valore al lavoro fatto in Italia.

s.bartolini

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