VARESE – Giro di vite allo spaccio in città: in manette il boss di piazza Repubblica e tre studenti “in erba”. In due rapide operazioni la squadra volanti e la squadra mobile di Varese hanno smantellato un giro di cocaina e marijuana quest’ultimo destinato soprattutto a giovanissimi consumatori. Sotto sequestro sono finiti oltre 500 grammi di “maria” pronta per essere spacciata.
In piazza Repubblica, invece, è tramontata la bicicletta gialla di Jihed Troudi, tunisino di 29 anni, considerato il boss dello spaccio di coca in piazza Repubblica. L’uomo usava dare quale segno distintivo della sua presenza in zona ai clienti proprio la bici di un acceso giallo con la quale si spostava per tutta la città. La sua cattura, dopo che nel 2011 arrestato e trasferito al centro per l’identificazione e l’espulsione di Trapani era fuggito dalla struttura siciliana prima di essere rimandato in patria per tornare a Varese, si deve al lavoro certosino degli uomini della Mobile guidati da Silvia Carozzo. «L’indagine aperta nell’estate scorsa – ha detto Carozzo – mostra la nostra grande attenzione per la situazione di piazza Repubblica e testimonia l’importanza del giro gestito da Troudi arrivato a vendere sino a 12 dosi di cocaina in un giorno».
Impressionante anche il giro gestito dai tre studenti bloccato dalla squadra volanti in collaborazione con la Mobile in un’altra operazione anti droga. «Si tratta di tre studenti di scuola superiore tra i 19 e i 20 anni tutti residenti tra Varese e Monvalle, uno dei quali è albanese – ha spiegato Paolo Catenaro, comandante della squadra volanti – L’arresto dei tre si deve all’intuito investigativo degli uomini della volante che ieri pomeriggio hanno incrociato l’auto sulla quale viaggiavano due dei tre; intuendo che qualcosa non andava
gli agenti hanno fermato i ragazzi». In auto c’erano 300 grammi di marijuana oltre al portafoglio del terzo arrestato identificato dalla Mobile e quindi rintracciato. «A casa del ragazzo – ha concluso Catenaro – C’erano altri 200 grammi di marijuana». Trattandosi di studenti sarà molto approfondito anche il filone dello spaccio scolastico. I tre cyber-pusher, tra l’altro, documentavano a mezzo del servizio di messaggeria istantaneo “What’s up” e foto sul cellulare vendite e acquisti tenendo un registro telematico oggi diventato prova schiacciante contro loro stessi. S. Car.
b.melazzini
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