Come Parigi ha la collina di Montmartre, anche Sant’Ambrogio in piazza Milite Ignoto vanta il suo caricaturista. Si chiama Lino Cadoni e, per hobby, si diverte a «deformare» su tovaglioli, tovaglie, ritagli di giornali e post-it, i volti degli avventori del circolo L’Avvenire. «Mi piace disegnare i giocatori di carte, enfatizzando le espressioni e le posture che assumono durante le partite –
racconta Lino – Loro non vedono di buon occhio che io stia lì a fare i disegni, dicono che li deconcentro. E allora, per farmi perdonare, cancello qualche difetto fisico. Per esempio, se uno ha un dito un po’ storto, magicamente l’imperfezione viene aggiustata con una linea dritta. Dove non riescono i miracoli, arrivo io con la mia matita».
Di solito Lino Cadoni impiega qualche istante per abbozzare le caricature. Diverso, invece, l’impegno speso per immortalare Carletto Bossi, il poeta bosino, nonché colui che ha costruito una scultura partendo da una scheggia di una bomba che risale al primo aprile 1943, quando la città di Varese fu colpita da un raid anglo-americano. «Ho filmato Carletto con il cellulare e poi me lo sono riguardato molte volte prima di prendere in mano la matita e iniziare a ritrarlo – spiega Cadoni – Volevo esprimere tutto il patos con cui legge le poesie».
Ma i Santambrogini ritrovano se stessi nei suoi disegni? «Il soggetto del ritratto si riconosce, ma io non sono uno “da identikit”. Piuttosto sono uno che raccoglie l’essenza di un momento e la tensione che una persona porta con sé. Mi definisco un disegnatore “stenografico”, che appunta i tratti salienti e fa si che le immagini prendano forma da quelli» spiega Cadoni, che per ritrarre usa la china, le matite, i colori a olio, la tempera e il carboncino.
Insieme alla copia dal vero, Cadoni sta esplorando un settore pittorico che potremmo definire «surreale». «A volte basta poco affinché si apra davanti ai miei occhi un mondo misterioso – racconta il caricaturista – Una volta, per esempio, mi sono trovato tra le mani una banconota da cinque euro con scritto “noi ragazzi siamo senza futuro”. Da quella frase è nato un lavoro dal titolo “imparerai”, con grattacieli grigi che invadono la foresta e una scimmia che fa compagnia a un uomo seduto su un cumulo di riviste finanziarie».
Alcuni dei disegni di Cadoni sono appesi alle pareti del circolo di Sant’Ambrogio. Ma solo, rigorosamente, quelli in cui i volti degli avventori non si vedono in modo nitido. Perché l’arte è importante, ma non fare brutte figure – e magari trovarsi immortalati mentre si tenta di sbirciare nel mazzo di carte dell’avversario – lo è molto di più.
b.melazzini
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