Che questa edizione del Baff sarebbe stata diversa dalle altre si era capito. Ma ieri in quel di Busto abbiamo visto cose che voi umani non potete immaginare.
Francesco De Gregori – probabilmente l’artista più schivo e riservato del globo terraqueo – si è palesato allo Spazio Festival dichiarando: «Sono venuto a fare il turista». E allora, udite udite, ha fatto una vasca in centro. Si è prestato di buon grado ai flash dei fotografi (forse era un mezzo sorriso, quello che gli è spuntato in faccia a un certo punto?). Ha firmato autografi. Si è messo in posa quando i passanti hanno brandito i telefonini chiedendogli una foto. Niente niente ci scappava pure il selfie.
Eccolo lì, l’uomo delle uscite pubbliche ridotte al minimo sindacale, l’alfiere della più aristocratica discrezione (lo chiamano, non a caso, il Principe), che prende e va a farsi un giro alla libreria Boragno e già che c’è si ferma a bere un aperitivo al Campi. Lui, uno che nell’ultimo album ci ha addirittura scritto una canzone,
su come mandare elegantemente in quel posto i fans che lo fermano per strada («Qualcuno mi vede e mi chiama per nome/ ed io gli dico “Scusami però non so di cosa stai parlando/ sono qui con le mie buste della spesa, lo vedi sto scappando”/ se credi di conoscermi non è un problema mio»).
Uno talmente burbero che Max Giusti su Radio2 ci ha perfino fatto uno sketch («Eccomi qua e ancora non capisco che c’avete da guardà»). Uno così refrattario ai bagni di folla e agli occhi puntati addosso da non essere neanche andato al funerale di Lucio Dalla, lui che gli aveva voluto bene più di tutti. Uno che sull’argomento festival aveva già detto tutto nell’omonima canzone, e infatti è l’unico cantautore italiano ad aver sempre resistito alle sirene di Sanremo.
Ebbene, quest’uomo arriva al Baff in carne, ossa e cappello e fa pure il simpatico: non ci sono più i De Gregori di una volta.
Ma non è questa l’unica sorpresa che il Principe ha riservato al pubblico bustese: invitato dal direttore artistico Steve Della Casa a raccontare alla platea un film a scelta cosa ti va a tirar fuori il nostro? Forse un’opera lirica, poetica e intimista come le sue canzoni? Quasi: “Rosemary’s baby” di Roman Polanski, un filmetto che si salta sulla sedia ogni due per tre.
La leggenda narra che in un primo momento De Gregori avesse optato per “Blow up” di Antonioni che, ermetico com’è, a noi comuni mortali sarebbe potuto sembrare più in linea col personaggio. Ma poi c’ha ripensato, buttandosi su Polanski: «Mi è capitato di recente di rivedere “Rosemary’s baby” in tv – spiega lui, candido, passeggiando in via Milano – e ho pensato, ecco un film che non è invecchiato: questo è stato l’elemento scatenante».
Quanto alla presenza del Principe al Baff, l’arcano si spiega con l’amicizia di lungo corso che lo lega a Della Casa. I due hanno collaborato in più occasioni, compreso il prossimo disco del cantautore: «Gli ho detto, io scrivo questa cosa per te, però tu la prossima volta che ti chiamo vieni», raccontava l’altra sera il direttore artistico. È stato così, per una sorta di amichevole do ut des, che Steve Della Casa si è trovato per le mani un bonus prezioso: la partecipazione di De Gregori a una di quelle uscite pubbliche che gli piacciono così poco. E, per nostra fortuna, quel bonus è stato speso al Baff.
Laura Campiglio
© riproduzione riservata