Oliveira in discussione?

Se dopo otto partite sei ultimo in classifica, vuol dire che il tuo destino è giocarti la salvezza con estrema sofferenza. Otto giornate sono un tempo sufficiente per esprimere un giudizio e per dire che il tuo livello tecnico è da fondo classifica. Non che alla Pro Patria non si sapesse che il campionato sarebbe stato complicato e pieno di pericoli, ma la realtà dopo Como è impietosa e preoccupante.

Una vittoria, due pareggi e ben cinque sconfitte di cui tre consecutive. Diciannove gol al passivo di cui ben otto nelle ultime tre gare (Sud Tirol, Mantova e Como). A ciò si aggiunge il nervosismo di mister Oliveira che, per la terza volta di fila, punta il dito contro l’arbitro e contro i suoi giocatori. Lo ha fatto a Bolzano, ha concesso il bis con il Mantova ed ha calato il tris al Sinigaglia. Troppo.

A chi giova questo continuo j’accuse? A nessuno. Di sicuro alimenta malumori tra i suoi giocatori ai quali non si può certo imputare nulla sul piano dell’impegno (espulsione Baclet a parte). Ed appaiono sterili e controproducenti queste polemiche verso gli arbitraggi, che hanno sì commesso evidenti errori, ma il continuo tiro al bersaglio di Lulù non fa altro che incattivire la categoria verso la Pro Patria già in difficoltà di suo. Sarebbe opportuno riflettere invece sui propri errori e nel contempo trovare le giuste contromisure tecnico-tattiche per reagire.

Un andamento così disastroso sul campo con gli annessi del dopo gara, fa sorgere spontanea la domanda se non sia il caso di ragionare sulla guida tecnica: dalle parti dello Speroni ritengono che il cambio di panchina possa servire per mettere assieme i cocci? Risponde il responsabile dell’area tecnica Pippo Antonelli: «Io ritengo invece che sia il momento di compattarci ancora di più; è proprio nelle difficoltà che serve guardarci in faccia, dire come la pensiamo e poi tutti assieme individuare il cammino da fare. Occorre ragionare e non reagire di pancia, altrimenti aggiungeremmo danni a danni. Abbiamo di fronte due partite importanti con Giana e Lumezzane e dobbiamo avere tutti la forza per tenere i nervi a posto. Partiamo dal primo tempo di Como e cerchiamo assieme di trovare le cause della sconfitta affinchè non si ripetano».

Occhio poi alle vicende societarie che non sembrano avere sbocchi. Patron Vavassori aveva parlato di una possibile verifica, entro il 15 ottobre, delle volontà degli anonimi proprietari in pectore. Ma lo stesso Vavassori aveva anche annunciato la data di fine ottobre come possibile punto di svolta. Ovvio che il lungo ed estenuante trascinarsi dell’incertezza societaria stia influendo sul campionato di Serafini e compagni. Manca un interlocutore. I protagonisti sentono l’assenza di una società che trasmetta sicurezze e soprattutto si presenti in carne ed ossa con nomi e cognomi. E senza organizzazione e divisione dei poteri c’è solo ingovernabilità. Da chi andrà dietro la scrivania dovrà arrivare l’input per il cambio di rotta; chi andrà al timone di via Cà Bianca dovrà dare una sterzata alla barca biancoblù. Spetta a chi arriverà evitare che il vascello si schianti sugli scogli. Servono comandanti esperti per portare la Pro Patria in mare aperto nelle prossime otto partite.

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