Per i 70 anni di Riva il vessillo rossoblù sventola a Besozzo

In fin dei conti, Gigi Riva per i sardi era ed è più di un calciatore. Una bandiera, un emblema.

– Anche per Gigi Riva la terra dei quattro mori, era qualcosa di più: «La Sardegna mi aveva fatto uomo, era diventata la mia terra. Ci ero arrivato a 18 anni. La prima volta partii alle dieci di mattina e atterrai alle dieci di sera dopo tre scali. Oggi si scazzottano per andare in Sardegna, all’epoca ci sbattevano i militari puniti. Negli stadi ci chiamavano pastori o banditi. Avevo 23 anni, la grande Juve voleva coprirmi di soldi, io volevo lo scudetto per la mia terra. Ce l’abbiamo fatta, noi banditi e pastori».

E lui era uno di loro, i compagni lo chiamavano Hud, dal film con Paul Newman “Hud il selvaggio”.
Un sardo, Giovanni Melis, ha fatto il percorso inverso: dalla Sardegna alla provincia di Varese. Ora è di casa a Cugliate Fabiasco, e ieri ha festeggiato il compleanno di Rombo di tuono, assieme alla sua inseparabile bandiera che ora sventola fuori dal ristorante Da Ignazio di Besozzo: «È una bandiera storica, dalla quale non mi separo mai – racconta – È stata fatta nel 1962, e poi negli anni adornata con una scritta che è rimasta intatta: “Cera illumina, Riva fulmina. Forza Cagliari, Laconi”».
«Laconi è il mio paese, in provincia di Oristano. Sulle montagne, dove Gigi Riva veniva in vacanza, a rilassarsi. Ripeto, a rilassarsi: infatti tutti lo sapevano e nessuno lo disturbava», aggiunge. Melis ha festeggiato così, in maniera ruspante, i 70 anni di Riva, e ora promette di celebrare ogni anno, al 7 di novembre: «Quest’anno ci siamo organizzati all’ultimo, ma già dal 2015 festeggeremo meglio. Sono in Lombardia dal 1959, ma ho seguito tutta la storia del Cagliari: il presidente Corrias aveva una villa a Laconi e veniva a mangiare nel ristorante in cui lavoravo. Lui si faceva vedere in paese, mentre Gigi passava a Laconi solo per svagarsi, e in paese non si vedeva mai».
Ma Gigirriva per i cagliaritani, e per i sardi tutti, è al pari di una divinità, e Giovanni può confermare.

Ieri, per i sardi, era praticamente un giorno di festa nazionale: «Riva è più di un semplice calciatore, e non solo per quello scudetto del ’70 con Manlio Scopigno. È un amico, un simbolo. Pensi che, quella volta che si fece male in Austria con la nazionale, falciato da Hof, trovai il presidente Corrias al ristorante a Laconi. E ci mettemmo a piangere entrambi».
Una bandiera di cinque metri ora sventola orgogliosa, in onore di Rombo di tuono. Un sardo di Leggiuno, festeggiato dal suo popolo sardo a casa sua, in provincia di Varese.
E, come si interrogava Pasolini, qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o quella che fa battere i cuori? Gigi Riva ha spellato le mani e fatto battere i cuori.