Stefano Bettinelli non si è stufato di ripetere che quella con il Catania è «una partita come tutte le altre» per il Varese. La sfida che va in scena alle 15 allo stadio Angelo Massimino è però molto speciale perché mette di fronte, per la prima volta da avversari, cinque illustri protagonisti della scalata alla serie B.
Da una parte c’è Beppe Sannino, attuale guida della squadra siciliana e soprattutto “allenatore del secolo” del Varese; dall’altra ci sono i senatori Daniele Corti, Leonidas Neto Pereira e Gianpietro Zecchin, oltre a Stefano Bettinelli, il fidato vice di un tempo, adesso titolare della panchina biancorossa.
La gara è stata preceduta dal messaggio che ieri proprio Bettinelli ha lanciato a Sannino: «Caro Beppe, non vedo l’ora di riabbracciarti».
I due si erano incontrati per la prima volta nell’ottobre del 2008, quando Sannino, a quattro anni dall’ingiusto esonero del 2004, era subentrato a Carmignani. La diffidenza iniziale fra professionisti ancora senza alcuna familiarità si era sciolta subito per i tanti punti trovati in comune: dalla predilezione per il 4-4-2 alla cura dell’aspetto motivazionale, senza dimenticare un dogma caro ad entrambi i tecnici, che mettono il gruppo al centro del loro lavoro e antepongono sempre il noi all’io.
Le affinità uniscono ancora Sannino a Bettinelli, che interpretano un calcio aggressivo fatto di corsa e volontà: se il primo è un maniaco della fase difensiva, curando maggiormente la fase di non possesso, e chiede verticalizzazioni immediate, il secondo sembra più spregiudicato e ama il gioco corto e palleggiato.
Ai tempi trascorsi insieme in biancorosso, Sannino e Bettinelli si capivano con uno sguardo, come dice proprio il vice di allora: «Mi è capitato tante volte di sostituire Beppe, che veniva spesso espulso e squalificato. La prima volta che mi è toccato andare in panchina al suo posto ci siamo lasciati al tavolo del ristorante con queste sue
parole: “Tu sai che cosa devi fare”. Bastava guardarci negli occhi per comunicare e anche a fine partita c’era poco da dire, anche se qualche volta capitava di mandarci a quel paese. Ma il suo “vaffanculo” era abusato all’interno del nostro spogliatoio, perché veniva adoperato come forma di saluto, come ritornello per stemperare le tensioni e anche come portafortuna».
Oggi Sannino e Bettinelli si abbracceranno ma ciascuno dei due tenterà di prendere i tre punti. E il Varese, che nelle ultime tre partite ha battuto il Bari al Franco Ossola, pareggiato sul difficile campo del Frosinone e vinto ancora a Masnago con il Modena, punterà al primo successo in trasferta, cercando di evitare quegli abbassamenti di tensione deleteri in occasione di alcune partite: «Se siamo calati – dice Bettinelli – nei secondi tempi con Carpi e Cittadella, lo abbiamo fatto solo sotto l’aspetto mentale, correndo male. Atleticamente siamo sempre stati bene, anche se c’è qualcuno in società che dice il contrario, dimostrando di parlare tanto ma di capire molto poco di calcio».
Oggi il Varese cercherà di parlare con i fatti: a Catania non ci saranno Lupoli, De Vito, Scapinello, Rivas, Cristiano, Dondoni e Rea. Bettinelli dà spazio in difesa a Simic, fresco di convocazione nell’Under 20 ceca, porta in panchina il terzo portiere La Gorga e i Primavera Mapelli e Cornacchia.