Sembrava tutta in discesa all’intervallo: la Openjobmetis chiudeva i primi due quarti sul 40 a 27 giocando un bel basket e divertendo il pubblico. Diawara faceva esplodere di gioia il PalaWhirlpool con i suoi 18 punti, frutto di un 4 su 8 dal campo condito da 10 tiri liberi realizzati. Ma soprattutto, l’agonismo dimostrato faceva pensare a una partita che i ragazzi di coach Pozzecco avrebbero potuto tranquillamente traghettare in porto.Nella ripresa ecco il patatrac. Il parziale del terzo quarto è tutto per gli ospiti: un 16-28 che non ammette repliche e che si contrappone al 22-10 con cui i biancorossi avevano chiuso il secondo periodo. Le due squadre arrivano a giocare il quarto periodo distanziate solo da un punto (56-55 per Varese). Si spera che la voglia di vincere
prevalga e il PalaWhirlpool fa di tutto per essere il sesto uomo in campo. Ma le statistiche restano impietose: negli ultimi 10 minuti Varese chiude con uno 0su7 da tre e un 6su19 dal campo che pesano, e non poco, sul risultato finale.Pozzecco in conferenza stampa è nerissimo: “Sono clamorosamente arrabbiato perché queste partite dimostrano che non abbiamo ancora capito cosa vuol dire giocare a Varese.” Non si punta il dito contro nessuno, ma nella parole dell’allenatore biancorosso si legge lo sconforto per la terza sconfitta consecutiva: “dovrò lavorare sulla testa dei giocatori, perché non è concepibile che Varese perda in casa contro Trento”. E ancora si ritorna sulla pessima prestazione del terzo quarto: “sono veramente deluso perché a un minuto dalla fine del secondo quarto abbiamo smesso di giocare”.
La Openjobmetis adesso dovrà rifarsi nella difficile trasferta di Roma, in cui i biancorossi dovranno ritrovare lo spirito delle prime due vittorie (Cantù e Pesaro).
Diawara 22, Robinson 18, Rautins 16, Callahan 8, Okoye 4, Daniel 2
Owens 20, Pascolo 14, Spanghero 10, Grant 8, Mitchel 7, Sanders 6, Forray 3, Flaccadori 3, Baldi 1
Diawara 20, Rautins 15, Robinson 11, Callahan 6, Okoye 2, Daniel 2
Owens 18, Pascolo 11, Grant 8, Spanghero 7
Diawara 18, Robinson 7, Rautins 6, Callahan 5, Okoye 2, Daniel 2
Owens 10, Grant 8, Pascolo 4, Flaccadore 3, Sanders 2
: Rautins 6, Diawara 5, Callahan 3, Daniel2, Robinson 2
: Owens 8, Grant 5, Sanders 2 , Pascolo 2
: Robinson, Rautins, Diawara, Callahan, Daniel
: Grant, Owens, Pascolo, Forray, Mitchell
L’atmosfera al PalaWhirlpool inizia riscaldarsi: alle 18.15 va in scena Openjobmetis Varese – Aquila Basket Trento. La Openjobmetis è in cerca di riscatto: i due match consecutivi persi sulla sirena (Reggio Emilia e Venezia) bruciano ancora. Non resta che utilizzare questa giusta arrabbiatura per sfoderare la prestazione che tutti i tifosi aspettano.
I biancorossi dovranno comunque fare i conti con i soliti problemi legati agli infortuni: out Kangur, il comparto lunghi sarà chiamato agli straordinari. Problemi anche per Willie Deane: il play statunitense sarà costretto a giocare con degli occhiali protettivi a causa di una ditata nell’occhio rimediata martedì in allenamento.
Prima di goderci il match, una bella notizia: Bruno Arena ha ricevuto la gradita visita di tre colonne della Pallacanestro Varese. Dino Meneghin, Aldo Ossola e Massimo Lucarelli sono andati a casa del Fico d’India per ribadire l’affetto della società di piazza Monte Grappa.
Ecco il racconto del pomeriggio, a firma di Alberto Coriele:
Aldo Ossola, Dino Meneghin e Massimo Lucarelli. Ai più, verrebbero in mente gli indimenticabili scudetti della Ignis. Giganti sul campo allora, giganti nella vita e nell’amicizia oggi. Un legame scolpito nel tempo, quello tra loro e Bruno Arena.
E venerdì le tre colonne della Pallacanestro Varese di allora sono andate proprio a casa del Bruno. A salutare un amico, che non vedeva l’ora di incontrarli: «Era agitato – racconta Aldo Ossola – si vedeva che era contento di vederci lì con lui. Siamo andati io, il Dino e Lucarelli, perché alla fine siamo amici da una vita, anche con il Bruno, e ci faceva piacere passare a trovarlo».
Quattro amici uniti da una grande passione, il basket: «Bruno si allenava con noi, chiaramente non ai tempi della Ignis, ma negli ultimi anni. Oppure faceva l’arbitro, ma molto spesso giocava con noi. Siamo sempre stati grandi amici». E il Bruno lotta, oh se lotta: «Mi è sembrato felice della visita, e lui sta pian piano migliorando. Con il Dino e Luchi lo abbiamo preso un po’ in giro, che era esattamente quello che faceva sempre lui con noi».
Bruno Arena era tornato al PalaWhirlpool già la scorsa stagione, in occasione dell’ultima sfida di regular season, contro Siena. Quest’anno non è ancora tornato a Masnago ad ammirare gli eroi del Poz. Aldo Ossola invece è sempre al suo posto, a ogni partita, e promuove l’opera di Pozzecco: «Finora Varese è stata un po’ sfortunata, perché abbiamo perso due partite sulla sirena e ipoteticamente potremmo essere anche in testa alla classifica. Ma vedo molto bene la squadra e devo dare atto al Poz di aver fatto un gran lavoro. Perché è riuscito a creare entusiasmo, attaccamento, e ha trasmesso ai giocatori la giusta tensione. C’è tanta forza tra i ragazzi».
Ciò che più di tutto ha stupito Ossola, è il valore della maglia che Pozzecco è riuscito a comunicare ai ragazzi: «Durante il mercato si cercava di ricostruire un gruppo italiano, come quello che ha portato ai grandi successi: i nostri, ma anche lo scudetto della stella. In realtà abbiamo visto quanto gli stranieri abbiano dimostrato di sentire e di rispettare il peso di questa maglia, anche se Kangur e Diawara a Varese già ci erano passati in precedenza e conoscevano l’ambiente».
A dirla tutta, rivedere qualche italiano in campo a Ossola non dispiacerebbe: «La cosa più bella sarebbe ricreare un blocco italiano, quantomeno il 70% della squadra, ma le normative nazionali ed europee vanno in senso contrario. Se poi gli italiani che hai nel roster, come De Nicolao, non hanno piacere a restare, non puoi farci nulla».
E se il valore dei singoli, italiani o stranieri, non è in discussione, la forza e la coesione del gruppo sono il vero collante della Openjobmetis: «Per i giocatori sul parquet è importante capire che in panchina c’è qualcuno che ci mette l’anima ancora prima di loro, perché indica la via, tira fuori il carattere. Ho visto Milano giocare in Eurolega, e mi è sembrata una squadrasenz’anima, da prima divisione. Varese ci mette sempre il cuore».