Dopo sette minuti è già seduto con due falli, solito peccato veniale. Prova a riscattarsi dall’arco, ma paradossalmente incide più in difesa. Non gli concedono quasi mai il suo amato arresto e tiro, il suo apporto è quindi dimezzato. Nel finale non gli entra più, e non è nemmeno lucido.
Per 29’ sbaglia tutto lo sbagliabile, e forse anche di più. Poi quattro punti, e torna nel suo torpore. Semplicemente una prestazione inguardabile, imperdonabile, che non aiuta né lui né la squadra. E un linguaggio del corpo quasi irritante. Contro Milano sembrava essersi svegliato, ci sbagliavamo.
Pochi minuti e due falli. Mian lo attacca appena può sul lato debole e va sempre a canestro, subendo anche fallo. Non si salva.
Il capitano perde il controllo della nave. Non è mai decisivo nel finale, quando c’è da vincere la partita. Si incaponisce in penetrazione, e mette solamente una tripla in tutto il match, a gioco fermo, scusato in parte dal fatto che non sia il piatto forte della casa.
Lo schema per la rimonta nel primo quarto è “palla a Diawara, o la va o la spacca”. Per un po’ funziona, poi Kuba sparisce, come da copione. Nel secondo tempo non segna neanche un punto. Viene raddoppiato, triplicato sistematicamente, e su di lui la Vanoli recupera tre palloni fondamentali nel finale che contribuiscono a creare il parzialone di 11-0 che decide il match. Non può fare tutto lui, ma non può nemmeno scomparire così.
Paradossalmente il miglior marcatore di serata. Comincia sbagliando tanto, compresi due liberi. Poi piano piano cresce, sia a canestro che a rimbalzo. Nei primi minuti del terzo quarto trascina Varese in vantaggio, ma non è a lui che si chiede di fare la differenza. Nel finale deve gestire quattro falli, e in palleggio, perde un pallone importante che suona come bandiera bianca.
Andamento lento, sempre compassato, non cambia mai di passo. Regala il vantaggio a fine primo quarto, a conclusione di una bella rimonta. Poi si perde, si isola sul più bello. Quando non gira Robinson – spesso, ultimamente – la logica vuole che sia lui a prendere in mano la squadra. Fuori uno, fuori l’altro, e Varese affonda.
Come al solito i palloni scottanti sono nelle sue mani: prova ben sei volte dall’arco, gli lasciano spazio. Due volte punisce, le restanti regala la palla a Cremona. Confusionario e falloso, non aggiunge la stelletta alla divisa, stavolta.