Lo attaccate tutti sulle uscite ma non vi ricordate come usciva Bressan.
Ha il cliente peggiore, De Giorgi, ma non china mai la testa: personalità da Varese. Nessuno gli dava un euro a inizio stagione: mezzo punto in più per questo. Destra e sinistra, sembra un veterano biancorosso.
Il gol arriva perché ci crede. Nel Varese, nel gruppo, in Bettinelli. La corsa verso l’allenatore racchiude lo spirito della squadra.
Di testa è un faro, il reparto tiene e gli attaccanti del Crotone non calciano mai in porta.
Ammonizione insensata, non l’uscita polemica verso il mister dopo una buona prova: significa solo che ci tiene e vuole esserci.
Primo tempo da ala e sembra il pendolino Cafu o il trattore Zanetti. Nella ripresa terzino, è costretto alla difensiva nel 4-3-3 e soffre.
Raramente salta l’uomo ma ciò che non gli perdoniamo è di non tirare mai in porta. Comunque sputa sangue dopo avere aiutato in copertura in ogni modo De Vito e Luoni.
È venuto fuori il motivo per cui ha giocato in serie A: tappa i buchi e sa soffrire, trasmettendo questo suo essere uomo-squadra ai compagni. Dopo 90 minuti di guerra è ancora lì a rubar palloni e a scattare.
Primo tempo in scioltezza con personalità ma quando c’è da mostrare il coltello si fa schiacciare dalla personalità di Corti e Blasi.
Nella prima metà della ripresa è straripante, si carica tutti sulle spalle, salta tre volte tre uomini: avesse Rivas la sua voglia.
Tocca palla ed è fallo subito o pericolo procurato. Il giocatore perfetto: quando sei giovane dentro e stai bene di testa, quelli di fronte a te sembrano novantacinquenni.
Con lui non muori ma la lingua deve mordersela (giallo su fallo a favore per proteste: salterà Pescara).
Un pulcino in mezzo ai lupi.
Bastano pochi minuti per capire chi c’è (spirito, voglia) e chi no.