Sassari non è famosa per la difesa, ma il piano partita di coach Sacchetti pare chiaro: attenti alle uscite dai blocchi del canadese. Il fromboliere designato se ne trova spesso due alle calcagna. Rimane il consueto sposalizio alla causa, stavolta con 9 rimbalzi. Rimangono anche i tanti punti degli esterni avversari, ma la colpa non è solo sua.
Con Lawal fa pari e patta. Due giocatori incapaci di costruirsi la pericolosità offensiva e funzionali unicamente se serviti in velocità. Il capellone appare in crescita: presidia l’area anche bene, ma spesso è chiamato nelle rotazioni difensive ad allontanarsi, lasciando voragini a rimbalzo. Generoso, esce praticamente senza fiato. Che si concentri 40 minuti rimane un’utopia.
Fosse finita con una vittoria, staremmo commentando la sua miglior partita da quando è a Varese. È una lama nella non insuperabile difesa ospite, limita al minimo sindacale palle perse ed entrate “caproneggianti” e prende svariate volte in mano la bacchetta, provando a dirigere l’orchestra (9 assist). Quando si trova faccia a faccia contro Dyson lo tiene bene: peccato che si scateni Sosa.
Tira tanto e male, anche se compensa con 7 assist e una carica che non si insegna. Il problema è che nei supplementari si nasconde proprio quando dovrebbe essere il primo a rendersi palese. A lui chiederemmo di dare raziocinio nei momenti di troppa follia.
Non è fatto per questi livelli. Non è opportuno nemmeno giudicarlo.
Abulico, impreciso, impacciato. Crocifisso da Dyson, ma non è neanche l’onta più grave. Leggere la pagella di Diawara e copiare: se non riesce a dare lucidità alla squadra è inutile, perché oltre l’arco è un pianto e di avversari che gli bagneranno il naso sul piano della corsa ne troverà tanti.
Fosse stato appeso in spogliatoio lo scalpo degli isolani, una tacca sarebbe stata sua: nel finale è “galandesco” sul pick and pop. Commette troppi falli, pecca che non gli consente di continuare con la cerbottana.
Non demerita, in particolare quando si armonizza nell’attacco facendosi valere per velocità ed atletismo. Chiamato al miracolo difensivo sui due incontrollabili folletti esterni in maglia blu alza bandiera bianca. Perché gli fischiano ogni sospiro e soprattutto perché non ha la pistola.