«Il Varese è diverso: Bettinelli e il cuore non vi tradiranno»

Rolando Maran, l’allenatore della squadra che ha sfiorato la serie A nella stagione 2011/2012

Ora ci diranno che amiamo troppo il passato, che iniziare il 2015 chiacchierando con Rolando Maran è esercizio buono solo a coltivare i rimpianti. Che non aiuta a guardare avanti, che non fa crescere. Fesserie. Non ci viene in mente un modo diverso, un modo migliore, un modo più biancorosso di dare il benvenuto a un nuovo anno che un’intervista così. Passata a farsi gli auguri e ricordare, passata a dire e ad ascoltare cose che non si possono scrivere, passata a discutere di Chievo e sogni. Passata a parlare di Varese e del Varese.

Nel mio caso, significa augurarmi che le cose continuino ad andare come stanno andando ora. Abbiamo ribaltato la stagione del Chievo come un calzino, abbiamo fatto sorridere la classifica. E quando sorride la classifica sorridono pure i tifosi.

Bella partita, equilibrata, tesa. L’abbiamo vinta noi perché l’abbiamo voluta vincere più dei nostri avversari. E la volontà a volte è capace di fare la differenza.

Io di sfide col Verona ne ho vissute tante, ma sempre da spettatore perché da giocatore purtroppo non ho mai avuto l’occasione di affrontarli. Era il mio primo derby sul campo, insomma: e vincere queste partite è bello, bello davvero. Come posso spiegarlo? Ogni nervo, ogni poro della tua pelle schizza di gioia: è felicità totale, è immenso.

Quando capitano cose speciali, cose fuori dall’ordinario come può essere una vittoria nel derby, allora ti senti quasi in dovere di festeggiare con chi hai più vicino a te. Io e Christian abbiamo un rapporto particolare, che va al di là della professione e del calcio. Quell’abbraccio è stato ovvio e naturale: del resto, ne avete visti parecchi anche voi a Varese di abbracci così, tra me e Christian.

So già cosa state per dire, e vi anticipo io: è mancato l’ultimo abbraccio, quello finale, quello più bello. Quello che ci è scappato per un soffio.

Io non dimenticherò mai quella stagione, mai: compreso il suo epilogo fatto di lacrime. E penso a quei mesi varesini come a una delle cose più belle che mi siano mai capitate in carriera. E sapete una cosa? Se una storia come quella, che di certo non ha avuto un lieto fine, continua a riproporsi alla mia mente come una cosa bella, significa che davvero abbiamo fatto qualcosa di eccezionale. Qualcosa che ci teniamo stretta, noi che l’abbiamo vissuta.

Se

Saremmo andati in serie A, e non avremmo rubato nulla: continuo a pensare che quella promozione la meritassimo noi.

Il Varese oggi, per Rolando Maran.

Amore a distanza: non posso viverlo perché sono lontano, ma ci penso. Guardo subito il risultato per vedere se posso essere contento perché ha vinto o arrabbiarmi perché ha perso. L’affetto che ho per la vostra città e per la sua gente è forte, ancora forte.

S

o di avere parecchie spalle da quelle parti: a volte guardo verso Est, e penso di avere degli amici.

Stefano è speciale, e la sua storia al Varese sta dimostrando tutte le sue doti particolari. E in questo caso il calcio passa in secondo piano, parliamo d’altro.

Di capacità diverse, di una forza che gli permette di aggrapparsi a tutto pur di farcela, pur di vincere questa sfida esattamente come ha vinto la sfida della salvezza nello scorso campionato. Bettinelli è un tecnico preparato e bravo, ma a fare la differenza nel suo caso sono delle doti morali fuori dal comune.

Ha dei valori diversi dagli altri, ed è su questi valori che deve puntare per farcela. Ma non solo lui: Varese deve far conto su questa sua diversità per superare l’ostacolo. Si sa: a Varese si vincono le partite e si fanno i miracoli non perché si è più bravi degli altri a giocare a pallone, e nemmeno perché si hanno più soldi degli altri. Si vince perché c’è qualcosa di particolare, qualcosa di diverso. Non si può spiegare, ma se la si prova una volta poi non ce la si dimentica più.