Occidente assediato? «Riscopriamo l’unione»

Livio Ghiringhelli, studioso di filosofia e teologia, parla del pericolo Jihad. «Il Corano e la Bibbia hanno dei punti in comune: ripartiamo da quelli»

A pochi giorni dalla liberazione di Greta e Vanessa e della strage nella redazione di Charlie Hebdo, molte sono le domande che sorgono in relazione alla ipotesi di un Occidente assediato da una guerra religiosa, originata e promossa dalla cultura islamica. Lo studioso di filosofia e teologia varesino prof. Livio Ghiringhelli, già preside di liceo classico e scientifico, ricolloca questi spunti di riflessione in una cornice interpretativa umanistica.

Per capire in che situazione ci troviamo, abbiamo puntato molto sull’analisi del declino della nostra cultura; in realtà sappiamo molto poco di loro, gli islamici. «Prima di tutto cerchiamo di dare precisione al linguaggio – dice Ghiringhelli, Cavaliere della Repubblica – non dovremmo parlare di “noi” e “loro”, anche se, dovendo usare dei concetti semplici in ragione di una analisi storica, questo può indurre a saltare direttamente a conclusioni contrappositive».
Ghiringhelli rafforza la sua tesi: «Dobbiamo renderci conto che tutte le religioni del mondo si sono rese nella storia colpevoli di atrocità immotivate. Già nel dodicesimo secolo uno dei Padri della chiesa, S. Anselmo, disconosceva la finalità religiosa delle Crociate; il filosofo Abelardo scrisse un trattato ponendo tutte le religioni sullo stesso piano, riconducibili ad un unico Dio. I missionari cristiani portavano il Verbo a popoli considerati selvaggi, inferiori, perchè abitanti in paesi sottosviluppati, come in Africa, adottando icone riferite all’umanità intera: e tuttora non siamo abituati a considerare che esistano religioni diverse dalla nostra. In particolare per i popoli mediterranei, discendenti della cultura greca, ha prevalso un approccio che pone l’individuo in primo piano, legando il concetto di libertà più al diritto del singolo che al contesto sociale, che deve essere fatto di regole per poterla garantire, come ben insegnavano a Sparta, vera culla ideologica della democrazia. La religione occidentale ha preso sempre più la connotazione di un fatto intimo, individualista, che non definisce perfettamente la nostra identità culturale».
La risposta è nella storia: «Dobbiamo risalire a otto secoli fa, a San Tommaso, per ritrovare una riflessione sulla conciliazione dei piani umano e soprannaturale. È vero però che oggi nessun cristiano ucciderebbe per motivi religiosi. L’Islam, dal canto suo, è una religione che, pur avendo radici anche cristiane, si è fermata al Medioevo. E’ stata incline ad accettare il progresso scientifico solo nella misura in cui non poteva e non doveva cambiare i dogmi religiosi: ha impedito il pensiero critico che è alla base della modernizzazione occidentale».

Nonostante il Secolo dei Lumi e il dibattito filosofico degli ultimi duecento anni, oggi non possiamo dire che per la società occidentale esista un vero e proprio pensiero-guida. Allora, se non danno certezze la religione o la filosofia, può essere la politica a dare un indirizzo all’incontro-scontro fra culture così diverse? «Pensiamo a tutte le volte che la politica occidentale si è travestita da missionaria per colonizzare altre culture per omologarle alla propria: non andiamo molto lontani, lo abbiamo fatto anche noi italiani con l’Etiopia. La Jihad all’interno del Corano concede alle altre religioni di co-esistere solo se queste non interferiscono con i principi coranici, se non hanno il proposito di convertire. Il permesso è

accordato esclusivamente contro pagamento della zakat: una tassa economica. E noi occidentali, in fin dei conti, ci riduciamo ad interagire con le altre culture, o religioni, o stati – arabi ma anche ebrei, o cinesi – esclusivamente con finalità commerciali. Gli integralisti islamici sono una corrente che ha strumentalizzato la religione a scopo politico. La conversione all’Islam è possibile con un semplice giuramento a voce davanti a due testimoni: questo favorisce da una parte lo spirito gregario, dall’altra una debolezza intrinseca, perchè favorisce la numerosità degli adepti ma non la loro corretta omogeneità all’interno di percorso educativo unitario: sono tante le correnti religiose all’interno dell’Islam, che si traducono in numerose diverse fazioni politiche, tra queste l’integralismo».

E ancora, continua Ghiringhelli: «Nel nome della libertà individualista, agli islamici sembra che la nostra società tradisca continuamente i dogmi religiosi: prevede famiglie allargate, cresce i figli all’interno di coppie omosessuali, riproduce prole in provetta. Tuttavia la religione islamica ha rispetto per tutte le religioni “del Libro”: anche quella ebraica e cristiana. Su questa base, come dice anche Papa Francesco, dobbiamo lavorare: riscoprire le radici, i punti comuni nelle scritture, e capire le risposte che la globalizzazione può dare agli estremismi religiosi».