“Quattr’occhi sul mondo” con Max Laudadio

Sarà inaugurata il 5 febbraio alle ore 18 la mostra fotografica dello showman di Striscia la Notizia

– Si intitola “Quattr’occhi sul mondo – immaginazione 2.0”, la mostra fotografica di Max Laudadio a cura di Nello Taietti, che sarà inaugurata giovedì 5 febbraio alle 18, zona Foro Bonaparte presso il Museo Fondazione Luciana Matalon, con un vernissage inaugurale e un cocktail curato dallo Chef stellato Enrico Derflingher. Dal 5 al 28 febbraio avremo così modo di visitare la personale di 31 scatti inediti del mitico inviato di “Striscia la notizia” che da qualche anno ha scelto di vivere nella nostra provincia, nel dolce e boscoso paesino di Cuasso, suo buen ritiro. Il poliedrico artista definisce questo lavoro come un racconto fotografico iniziato otto anni fa, una visione del mondo molto pop e colorata, in quanto si definisce “amante dei viaggi e sempre con la macchina fotografica al collo” in cerca di un punto di vista diverso per immortalare il mondo che mi circondava”. Perché questo divertente titolo “quattr’occhi”? “Durante un safari africano ho fotografato per la prima volta con un paio di occhiali posti davanti all’obiettivo, un battello in movimento su di un fiume del Botswana. Da quel momento gli occhiali sono diventati i miei compagni di viaggio indispensabili, sempre diversi

per cromaticità delle lenti, per forma, per colore, quasi a ricercare nei miei scatti visioni sempre più dettagliate”. Africa, ma anche America, Europa, raccontate alla “Laudadio maniera” che si sente “a volte pop e a volte romantico”. Fil rouge della mostra saranno lo scorrere del tempo e la persistenza della memoria, l’anelito alla conoscenza dell’uomo e i significati celati dagli abissi stellari, come illustra il curatore Nello Taietti: “l’incanto peculiare delle sue fotografie sta appunto nell’essere un atto creativo che si consuma nell’istante, e dell’istante accoglie l’infinita fragilità evidenziata nei contorni reali delle sue immagini, in un equilibrio precario fra essere e non essere”. Il tempo sembra scomporsi in un frammento “isolato artificialmente dal flusso del tempo e trasferito in un ambito governato dalle leggi dell’estetica”. Nelle immagini in cui la bellezza consegue una vittoria completa, “rimane sempre qualcosa a ricordarci che, più di ogni altra creazione dell’uomo, anche le immagini sono fatte della materia di cui sono fatti i sogni”, e di questa sostanza effimera e intangibile serbano il fascino immortale, con “la disperazione di un mondo, il nostro, che vuole continuare a essere colorato” grazie a instancabili compagni di viaggio, occhiali sempre diversi.