«Un artigiano che cerca il contatto»

L’intervista a Rocco Papaleo, attore in scena sabato (ore 21) al teatro di Varese con “Una piccola impresa meridionale”

Musica e parole si fondono in “Una piccola impresa meridionale” di Rocco Papaleo. Uno dei volti più noti del grande schermo italiano torna in teatro, mentre al cinema è un successo il film “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi con Gassman, Golino, Ramazzotti e Lo Cascio, nel quale Papaleo indossa i panni dell’eccentrico musicista. E proprio le note – alla base del suo

primo film da regista “Basilicata Coast to Coast”- sono alla base dello spettacolo di teatro-canzone che porta a Varese sabato, alle 21, al teatro Ucc di piazza Repubblica a Varese.Già nel titolo evoca i contenuti e le atmosfere che hanno ispirato e dato linfa vitale alla sua poliedrica carriera: canzoni, racconti poetici, monologhi e gag surreali accompagnato da una straordinaria band di quattro elementi.

Sono due cose separate, film e spettacolo, sono connessi solo dal titolo e da un tono che cerco nei miei progetti, in bilico tra divertimento e sospensione romantica e poetica.

È una sorta di serata confidenziale tra noi che stiamo sul palco e il pubblico. Le nostre biografie sono lo spunto di partenza da trasformare in racconto che diventa intrattenimento. C’è la memoria, la provincia e lo sguardo ironico nei confronti delle nostra storie personali. Sono un artigiano dell’intrattenimento che in tutti i modi cerca il contatto col pubblico. La musica è sempre stato il mio mezzo principale d’espressione e da più di vent’anni porto in giro spettacoli fatti di canzoni, parole e ironia con le quali racconto la questione esistenziale.

No, però ho diversi asini da piccola competizione. Tra tante canzoni penso che quella che sia maggiormente penetrata nell’immaginario a livello popolare sia “La foca”, quella che tutti ballavano a Sanremo.

Non ho deciso in un momento preciso. Da ragazzo suonavo e scrivevo per diletto. Un’amica mi ha iscritto a scuola di recitazione, quando avevo 24 o 25 anni, mentre studiavo matematica all’università. I primi anni mi sono mosso in una sorta di spontaneità, grazie a un insegnate di recitazione che mi ha dato una direzione, ho preso tutto sul serio e ho cominciato un percorso attoriale più approfondito.

Spesso era mio passepartout per entrare in alcuni progetti e quindi parallelamente sono cresciuto in questa idea di essere musicista e attore, avendo sempre una band di riferimento e suonando nei club. In Italia è difficile avere una doppia credibilità e ha prevalso la parte che ha avuto maggiori occasioni e vetrine.

Innanzitutto il piacere di lavorare con la Archibugi e con gli attori che ha radunato. Sono state le due molle fondamentali per entrare in quel progetto e poi mi piaceva l’idea di approcciarsi a un film partendo dal teatro. Abbiamo fatto tante prove nella location e questa preparazione mi ha dato un’energia particolare per interpretare quel personaggio, un carattere che mi piaceva molto, in bilico, con un segreto che si svela alla fine.

La vita di un’artista è fortunata perchè tutto quello che fa è in costante evoluzione. Mi auguro di avere la fortuna di poter scegliere e di non essere costretto a fare progetti che non mi piacciono solo per mantenere una linea professionale. Pur essendo già un po’ stanco, in fondo sono trent’anni che faccio questo mestiere, mi aspetto di lavorare un po’ di meno e di sperimentare un po’ di più.

Biglietti di platea a 32 euro, prima e seconda galleria a 28 e 22 euro, con possibilità di riduzioni e prezzi speciali per abbonati. Per info: 0332/24.78.97.