«Difendete la B per rimanere vivi»

Beppe Sannino lancia la sua ex squadra verso la sfida salvezza di sabato prossimo contro il Brescia.«Retrocedere significherebbe morire: per i giocatori, la squadra e la città. Io? Sogno l’odore del campo»

Beppe Sannino è appena tornato dalla sua corsetta quotidiana: dieci chilometri per buttare fuori le tossine e spegnere il mondo per un po’. Ha voglia di parlare, ha voglia di sapere quello che sta succedendo a Varese: ascolta e fa domande. Dice di essere felice ma noi non gli crediamo, perché Beppe Sannino è felice solo quando è in campo. «Sono qui – dice – a Forte dei Marmi, ormai questa è la

mia casa. A un chilometro da me c’è il mare, dietro c’è una riserva naturale con un lago dove gli uccelli vengono a fare il nido, un parco meraviglioso dove vado a correre e ad ascoltare il silenzio. In questa casa ho speso un anno di stipendio del Palermo ma ne è valsa la pena. Però ora voglio comprare qualcosina a Varese: ci vengo spesso, e sto spendendo un sacco di soldi in alberghi».

Già, il Varese. Il suo Varese. «Guardo la classifica e vedo che ha gli stessi punti del Catania che ha speso un patrimonio, e senza la penalizzazione sarebbe pure davanti. È un anno strano, particolare, e quello che sta succedendo in società non aiuta a rasserenare gli animi di chi va in campo». Anno particolare, si rischia grosso Beppe: «Parliamoci chiaro, e scrivetelo bello grosso nel titolo. Bisogna restare in serie B, e non c’è altro da dire: restare in serie B punto e basta». E adesso ci spieghi perché restare in B è vitale. «Innanzitutto mi voglio rivolgere ai tre senatori, a quelli del mio Varese: Corti, Zecchin, Neto. Restare in B per voi significa continuare a fare il vostro lavoro, la vostra vita: perché se andate giù è finita. Guardatevi attorno: ormai i giocatori di una certa età non li vuole più nessuno e non ci sono più soldi. Le rose sono sempre più ristrette e fatte di gente giovane e di qualità: restate in B per continuare a vivere».
E agli altri? A quelli che non sono mai stati allenati da Sannino? «Una retrocessione è una macchia sulla carriera, una macchia che nessuno cancellerà mai. Ma la verità è un’altra: il Varese deve salvarsi per la città. Perché una squadra in serie B riesce ad attirare investitori e sponso, riesce ad attirare gente. Salvatevi e rimanete voi stessi: continuate a fare come Davide contro Golia, è il destino del Varese».
Non sarà facile: «No, e ogni partita è una goccia per riempire un bicchiere che alla fine berremo tutti insieme». Come? «In tutti i modi. Come dice il grande Mourinho bisogna mettere “il bus del box”: unirsi, fare barricate e non pigliare gol per poi colpire quando gli altri non se lo aspettano. Partita dopo partita: la nave del Varese deve uscire, affrontare la tempesta e fare la guerra, poi tornare in porto dove farsi sistemare e preparare per un altra guerra».

Si può fare: «Confido in Bettinelli perché nessuno conosce il Varese come lui e perché la gente gli vuole bene. Ci fosse stato un altro allenatore avrebbero già contestato la squadra, invece del Betti si fidano. E mi rivolgo ai tifosi, a tutti ma soprattutto ai miei amici pensionati che vivevano e vivono allo stadio. L’Ernesto e la sua banda, insomma: siete innamorati di questa squadra e a volte rompete i c..oni perché siete degli innamorati gelosi. Statele vicino».
Eccolo, il nostro Beppe. Che sabato prossimo seguirà la partita con il Brescia facendo il tifo per il suo Varese e poi tornerà a chiudersi nel suo esilio dorato. «Io sono un allenatore, mi manca il profumo dell’erba. Il telefono squilla in continuazione: mi offrono di fare l’opinionista, mi chiedono di andare in tv a parlare dei miei colleghi. Ma io non ci sto, li mando a “fun cool”: io sono un allenatore, chiamatemi quando avete una squadra da farmi allenare».