Dieci domande per lei, presidente Coppa

L’editoriale del nostro direttore Andrea Confalonieri

Adesso che sappiamo l’unica cosa che conta e cioè che la Pallacanestro Varese si salverà perché quel vecchio lupo di mare di Attilio Caja condurrà in porto la nave piena di falle, possiamo finalmente sottoporre dieci domande che tutti hanno sulla punta della lingua al responsabile principe di questa stagione e di tutto quello che è successo: il presidente Stefano Coppa. Perché in qualunque società dello sport e del mondo colui che deve assumersi

ogni responsabilità è a monte, in cima alla piramide. Se i tuoi dipendenti sbagliano, tu capo sei il primo colpevole perché li hai scelti o perché non li hai rimossi dal loro incarico prima che potessero sbagliare. Chi è al vertice deve avere fiuto, sensibilità, coraggio ed esperienza superiori a chiunque agisca ai piani inferiori, altrimenti non si giustificherebbe la sua posizione, la sua visibilità, la sua responsabilità: quindi, veniamo a noi, presidente Coppa.

1) La prima domanda se la stanno facendo in tutta Italia tranne che a Varese, forse perché per il bene della loro pallacanestro sono pronti a chiudere un occhio sulla realtà dei fatti, e magari a trovare sempre una nuova vittima sacrificale, al di là del nome e della storia che ha questa vittima. Ma c’è un nome e una storia di cui Varese, nemmeno volendo, può liberarsi; un nome e una storia fatti da 8.779 punti, 21 stagioni, 694 presenze e 7 anni nella stanza dei bottoni. Il nome è quello di Francesco Vescovi. Liberarsene, o farlo scappare, come se rappresentasse una virgola e non un libro intero di questa società e della città, senza dare spiegazioni realistiche ci costringe a chiederle, signor presidente, come, perché, con quali dinamiche e per quali eventuali colpe a suo carico sono state accettate senza battere ciglio le dimissioni di Vescovi. Era finito un ciclo? Aveva sbagliato il mercato (ma quanti ne ha azzeccati?), mettendo magari in pericolo i conti del club?

2) E, sempre a proposito di Vescovi e delle sue dimissioni accettate al volo dalla dirigenza, evidentemente dall’alto di conoscenze e cultura di pallacanestro molto superiori a quelle di Cecco: è vero che sono arrivate dopo una furiosa lite con Gianmarco Pozzecco, e che quindi la Pallacanestro Varese ha scelto quest’ultimo? Anche fosse, che male c’è ad assumersi il peso delle proprie scelte?

3) Ed è vero che Vescovi in realtà era pronto a mettersi attorno a un tavolo per ricomporre il tutto, anche grazie all’intervento del più grande amico negli ultimi otto anni di questa società, ma un alto dirigente ha ordinato di dare in pasto alla stampa le sue dimissioni, di fatto “segandolo”, quando lui aspettava solo una chiamata per fare chiarezza e ricominciare? Si rende conto, presidente, che se ciò fosse vero, Vescovi in realtà non se ne sarebbe andato ma sarebbe stato fatto fuori? Cosa anche legittima: basta dirlo e non fare apparire una cosa per un’altra.

4) Ed eccoci a Pozzecco. È vero che sarebbe rimasto al suo posto a patto di avere al suo fianco Tony Cappellari, sicuramente da qualcuno contattato, probabilmente dallo stesso coach, e che la società aveva preso in considerazione l’idea? Può smentire tutto, presidente Coppa?

5) Ci può dire, inoltre, chi ha preso questa decisione, e tutte quelle che hanno lasciato sul campo prima Vescovi e poi Pozzecco, ma in generale chi ha l’ultima parola e comanda alla Pallacanestro Varese, anche per ringraziare questa figura per la scelta azzeccatissima di Caja allenatore?

6) Il continuo via vai di giocatori lo ha deciso Vescovi, o Pozzecco, o Giofrè, o i procuratori, o altri dirigenti (magari attorno a un bussolotto, estraendo a caso il nome del prescelto di turno) o direttamente Lei, signor Coppa? Ha fatto tutto Cecco in accordo (o disaccordo) con Pozzecco? Capirà, presidente, quanto sia giusto sapere perfino i dettagli dell’azione e della gestione di una delle società più conosciute al mondo, che la critica deve essere proporzionata alla gloria che ha di fronte, non accomodante, e che la prima pietra di qualunque successo (in questo caso, insuccesso) è l’assoluta trasparenza e limpidezza.

7) Quali sono le condizioni finanziarie di Consorzio e Pallacanestro Varese? Quanto doveva costare e, invece, quanto costerà questa stagione che ha visto transitare (per ora) 12 giocatori, giovani esclusi? Chi ripianerà le scelte sbagliate? I consorziati? E, se sì, loro lo sanno?

8) Quale sarà il ruolo di Pozzecco? Perché non stroncare questo stucchevole e disdicevole – per lui e per la società – balletto di voci (farà il general manager, no il vicepresidente, no il responsabile del vivaio, anzi del marketing): non dando risposta dimostrate poche idee e ben confuse. E se Pozzecco è sempre accanto alla squadra e-o a Caja, non pensa che questo possa ingenerare equivoci, dubbi e situazioni opache?

9) Gira voce di un interessamento per rilevare le quote del club, maggioranza o minoranza non è chiaro. Costui si sarebbe già interessato ai massimi livelli. Vero? Porte aperte o sbarrate? E perché?

10) La domanda più semplice e scontata del mondo: ha dichiarato mesi fa che in caso di mancata qualificazione ai playoff, si sarebbe dimesso assumendosi giustamente la responsabilità dell’obiettivo minimo fallito. Visto che abbiamo addirittura rischiato di retrocedere, manterrà la promessa?

La sfidiamo, presidente Coppa: risponda alle nostre domande e le daremo la stessa posizione sul giornale in prima pagina, lo stesso rilievo e lo stesso spazio che abbiamo avuto noi.