A prescindere dalla persona su cui è caduta la scelta, l’elezione del capo dello Stato è avvenuta in maniera non costituzionale. Anzitutto sono state di fatto bypassate le prime tre votazioni, tradendo lo spirito della Costituzione che imponeva un quorum alto non perché si passasse automaticamente alle votazioni successive, ma perché si trovasse un accordo ampio; inoltre, la Costituzione stabilisce il
voto segreto, invece i parlamentari hanno palesemente (e per certi versi ridicolmente) reso identificabile il proprio voto mediante il modo con il quale è stato votato il candidato eletto; la presidente della Camera si è indecorosamente prestata al gioco leggendo la scritta sulle schede pedissequamente, rendendo identificabile l’elettore. Il presidente della Repubblica ne prenda atto e, nonostante abbia accettato da poco l’incarico, dia le dimissioni.
Roberto Colombo
Marnate
A guardar la forma, si direbbe (si deve dire) che la sostanza è stata rispettata. Le prime tre votazioni hanno avuto regolare svolgimento, la segretezza del voto è stata tutelata, la presidente della Camera ha letto ciò che doveva. Poi se qualche parlamentare s’è sbizzarrito a render nota la sua preferenza, sono affari suoi più che collettivi: nessuno può impedire a nessun altro la libertà di parola. A proposito di parola, vale la pena di osservare, a qualche settimana dall’insediamento del presidente della Repubblica, come Mattarella ne sia di parco uso. È un bel segnale. Fra tanto e spesso insopportabile chiasso, si chiedeva al nuovo inquilino del Quirinale un atteggiamento di riservatezza che fosse di simbolo, insegnamento e indicazione al Paese. Questo segnale è venuto, e sarà utile. Utilissimo.
Max Lodi