Viabilità e pedoni servono progetti non avventurismo

Chi non sarebbe contento se il centro della città fosse a uso esclusivo dei pedoni? Aria meno inquinata, passeggio gradevole, visite tranquille nei negozi, soste piacevoli in bar e ristoranti. Però nel centro bisogna arrivarci. E se parliamo del centro di Varese, non si può fare altro che arrivare sin lì con la macchina perché alternative non ce ne sono. Mi dite in quale zona periferica si può parcheggiare l’auto, prendere un mezzo pubblico che faccia da navetta, trasferirsi nella zona storica? Perciò è teoricamente apprezzabile l’idea dei politici che vogliono chiudere via Carrobbio e piazza della Motta, ma cozza contro la realtà. Figuriamoci poi l’altra idea, di allargare ancora di più la chiusura del centro: dove verrebbe cacciato il traffico?

Alessandro Guzzi

Sorprende l’estemporaneità della sortita politica. Le pedonalizzazioni non si propongono di colpo, con un’indicazione velleitaria, senza tener conto delle esigenze d’un più generale piano della mobilità. Dire: chiudiamo questa via, basta auto in questa piazza, altolà alla circolazione in questo crocicchio significa solo fare esercizio di accademia propagandistica. Di avventurismo. Magari anche di demagogia. Tutti vorremmo una Varese più a misura di pedone, ma che fosse raggiungibile e frequentabile secondo una logica veicolare al passo con i tempi. Ci vogliono una strategia, una pianificazione, una coerenza di propositi che fino ad oggi sono mancate. Perché è mancato un progetto di città del futuro, qualunque esso fosse. E Varese, anziché di un tessuto armonico, ha l’aspetto d’una stoffa cucita di rammendi. Aggiungerne di ulteriori a casaccio non può che peggiorare la situazione, anziché migliorarla com’è negli auspici.

Max Lodi