Volete uccidere il calcio a Varese?

Da mesi la società promette soldi, fidejussioni e nuovi padroni ma alla fine finisce sempre in bufala. Vi iscrivete o no? Ditelo subito senza aspettare il 14. Perché non ci sarà più tempo nemmeno per la D

Ogni minuto che passa, è più vicina la fine del calcio a Varese. Che bucherà per sempre il pallone al Franco Ossola, centrando un traguardo storico che, triste consolazione, almeno porterà con sé all’inferno tutti i protagonisti di questa commedia dell’assurdo, sia i veri colpevoli, sia gli innocenti che hanno prestato il loro buon nome e la loro opera ai primi, invece di farsi da parte e lasciarli al loro destino.

Avevano giurato alla città e ai tifosi: porteremo persone e progetti seri alla guida del Varese, stadio nuovo entro il 2017 (la bufala del secolo), oppure alzeremo le mani e ci arrenderemo, annunciando la non iscrizione della squadra e permettendo ad altri di avere tutto il tempo per fare nascere una nuova società e salvare quello di buono che c’è in quella vecchia. Parole (al vento) pronunciate a fine aprile, poi ripetute come un disco rotto a maggio, rimasticate a giugno e spacciate per nuove perfino a luglio: sono passati tre mesi e la situazione è ancora peggiore dell’inizio, i debiti intatti, i proprietari desaparecido o fantasma (se non all’estero a tirare fili invisibili, come se il Varese fosse un burattino senz’anima da trascinare con sé nella tomba), i pagamenti rimandati in là di giorno in giorno, come se milioni di euro potessero scendere dal pero quando non è successo per anni e anni in serie B, e non nell’anonimato infruttuoso della Lega Pro. Una vergogna. Ma adesso, basta. Finitela con i rinvii a date da destinarsi e i salvataggi per grazia ricevuta (da chi?). La parola data è la parola data e i dirigenti che restano nello scheletro di un Varese depredato da tutto tranne che dei suoi 250 ragazzi del vivaio avevano detto che entro ieri avrebbero detto al sindaco Fontana: ecco la fidejussione con il milione e 200mila euro che servono per iscriversi al campionato. Oppure: ci abbiamo provato ma non c’è nulla da fare, tenti qualcun altro a ripartire almeno dalla serie D. Invece, niente. Silenzi colpevoli, fughe all’indietro, voci di imminenti arrivi di imprenditori dal centro Italia entro venerdì con la borsa stracolma di euro che magari già in altre piazze”bollite” avevano promesso fidejussioni mai arrivate, salvo sparire all’ultimo minuto, sul gong del 14 luglio (data ultima per pagare e salvare la Lega Pro), quando nessuno avrà più il tempo per ripartire con un Varese pulito e onesto almeno dalla D.

Finitela, finiamola, bastano poche righe di comunicato: «Non ce la facciamo». Oppure: «Soldi e fidejussione sono stati depositati». Il prezzo da pagare per chi non lo farà, o per chi si presterà, sarà altissimo: la morte del calcio in città. Oggi un “pazzo” può ancora pensare di depositare una nuova società in camera di commercio, trovare giocatori, allenatori, dirigenti e finanziatori per un altro Varese in serie D, ma tirando la corda fino al termine del 14 luglio, come dà l’idea di voler fare il Varese 1910 con chiunque ne sia al comando (D’Aniello ormai sembra lontano, e non solo per sua volontà), neppure quel “pazzo” avrebbe il tempo per compiere la sua follia: la Federcalcio darebbe al sindaco Fontana massimo una settimana per varare l’operazione serie D, ma i tempi per riempire un contenitore vuoto sarebbero impercorribili.
Avete ucciso il Varese, non accanitevi un solo minuto di più. Pensate ai vostri e ai nostri padri, figli e fratelli biancorossi: da oggi al 14 luglio non cambia un bel nulla, perché continuare quest’agonia? Con che faccia direte di esservi macchiati non solo della morte del Varese, ma anche della sua mancata rinascita? Se avete un buon nome e un cuore siete ancora in tempo a salvarli: facendovi da parte prima che la storia, per sempre, metta da parte voi.