– «Io credo – spiega l’avvocato , che rappresenta il presidente del comitato locale luinese della Croce Rossa – che abbiamo prodotto una documentazione in grado di chiarire la posizione di estraneità ai fatti del mio assistito». A fine giugno Buchi era stato indagato, con altre dieci persone, di cui sette volontari e tre dipendenti del comitato locale Cri. I reati contestati a vario titolo sono l’abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e di truffa ai danni dello Stato. In quest’ultimo caso l’accusa riguarda soltanto i tre dipendenti accusati false timbrature dei cartellini. Per l’accusa risultavano al lavoro ma non era così. Buchi invece è accusato di aver acquistato materiale di cartoleria in uso al comitato, parliamo di 5mila euro all’anno, da un’attività commerciale appartenente alla sua famiglia. Inoltre viene accusato di aver autorizzato dei servizi di trasporto gratuiti per i famigliari di alcuni volontari. L’interrogatorio davanti al pm era stato chiesto da Buchi stesso. «Abbiamo integrato ulteriormente la documentazione già prodotta nelle scorse settimane in seguito ad indagine difensiva – dice De Vincenti
– Documentazione cartacea ma anche testimoniale. Abbiamo in sintesi depositato testimonianze dirette sull’operato di Buchi e non solo». De Vincenti aggiunge: «Siamo molto sereni sull’esito dell’inchiesta. L’accusa di abuso di ufficio comporta il dolo. In questo caso il mio assistito per commettere abuso d’ufficio avrebbe dovuto farsi eleggere quale presidente del comitato con lo scopo di destinare gli ordini di cartoleria a quell’attività commerciale per trarne ingiusto guadagno. Ed è questo che l’accusa deve provare, altrimenti il reato di abuso d’ufficio non esiste». Gli importi sono in effetti minimali. «E – sottolinea l’avvocato – va considerato che quella è la sola cartoleria di Luino e che fornisce il materiale al locale comitato della Croce Rossa da 40 anni. Noi non crediamo di intravedere dolo nella vicenda». Ora il prossimo passo spetta alla Procura: «Noi crediamo di aver chiarito la situazione – conclude l’avvocato – Se la Procura decidesse di chiedere il rinvio a giudizio produrremo lo stesso materiale difensivo. E se dovesse esserci un rinvio a giudizio affronteremo un ipotetico processo con estrema serenità».