Marzio, vero highlander: «La passione non si ritira»

Il capitano della Varesina lascia il calcio giocato e va in panchina: «Dura smettere, bello farlo da promosso. Il mio futuro? È qui»

Alessandro Marzio è un calciatore raro, un highlander, uno di quelli a cui si potrebbe fare una statua. . La sua è una carriera iniziata con sette anni di giovanili all’Inter, prima di un lungo girovagare che lo ha portato in piazze come Catania, Pisa, Latina, Legnano, Andria, Lecco per finire alla Varesina. sostiene di non avergli mai visto mangiare un pasticcino, e ciò

la dice lunga sul personaggio. Alessandro quest’estate ha definitivamente appeso le scarpe al chiodo, a quasi 43 anni. Storie come la sua, o come quella di Pierobon che ha lasciato la porta del Cittadella a 46 anni, sono il bello del calcio, quello che vive di passione, di allenamenti anche sotto il diluvio, togliendo spazio alla famiglia per il calcio, andando avanti finché si può.

Ecco, il calcio non è solo uno sport, è molto di più. Come diceva ai suoi tempi , leggenda del Liverpool: «Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da questo atteggiamento. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante di quello». L’ormai ex capitano però non lascia la Varesina, semmai . Oltre alla panchina della Juniores, che ha già occupato nella stagione scorsa, Marzio sarà il vice di mister . Nonostante le 43 primavere siano alle porte, per Marzio smettere è stato davvero difficile: «È dura, però l’aspetto positivo è stato quello di averlo fatto dopo una promozione: quindi resta la grande gioia di un’impresa. Potevo anche continuare, nessuno mi ha obbligato a smettere: ma la prospettiva del doppio impiego, sia nella Juniores nazionale sia come vice di Spilli, mi inorgoglisce parecchio. Quindi con fatica ho optato per smettere».