A Varese batte il cuore del blues Il suono che fa sorridere i bimbi

Riparte questa sera la quindicesima edizione del “Black & Blue Festival” ai Giardini. Tolleranza, pace, condivisione: questa musica parla all’anima. E Zoccarato ci crede

Avete mai visto gli occhi di un bambino quando ascolta il ? Balla e ride come un matto, perché quella musica lo diverte e lo libera. Il blues, che tu sia nero o bianco, americano o russo, è fatto . È il suono di chi corre e di chi sta a guardare, appeso ad un desiderio. Si dice che questa musica del diavolo canti gli inni di Dio perché a volte, il blues, sembra un miracolo adatto a tutti. In questi ultimi

quindici anni è stato così anche per Varese. con un direttore artistico esemplare:. Da oggi a domenica (inizio alle ore 21), i, ancora una volta, saranno per il blues un piccolo regno dove, della musica, c’è l’idea più bella: quella della tolleranza, della pace, della condivisione di progetti fatti per gli altri.Ecco perché, quest’anno, è così importante la partecipazione della “”, formazione sovraccarica di quegli odori del mondo che questi dodici musicisti si portano nelle custodie delle chitarre come il fiato nei polmoni.

Un vento che mescola le culture e che ci fa capire perché ci tenesse così tanto a sottolineare la sua vocazione artistica: «La prima volta che ho incontrato il blues fu quando mi portarono qui su una nave. C’erano uomini su di me e molti altri usavano la frusta … adesso tutti vogliono sapere perché canto il blues …». Con Alessandro, in questi ultimi tempi, si è parlato spesso di quanto la musica abbia bisogno di di un’attenzione diversa e di una cultura che sia anche popolare – come è giusto – ma ben fatta.
Siamo fuori dall’Europa, ma Alessandro sogna un giorno di rientrarci. È lui che zampetta di sera in sera, intrattiene gli artisti, insegue le scadenze di date e concerti. Cerca sempre il nome che, budget permettendo, che arriva da tutto il Nord Italia e dalla Svizzera. Si scatena, Alessandro, dicendo di quanto Varese, cittadina benestante, abbia per poter sostenere progetti musicali impegnativi: manca la voglia, ma non le idee. L’utopia si accompagna spesso alla musica: sognavamo, mi ci metto anch’io, un festival che girasse le piazze come si fa a Lugano con il Blues to Bop, ma la realtà è un’altra cosa. Dopo quindici anni, però, Zoccarato è ancora qui: ti guarda con l’occhio di chi, di musica, ne ha ascoltata abbastanza. Ma è tutta una finta: quando sulla chitarra esplode il primo accordo, è lui a godere per primo del boato del pubblico.
Il pubblico-bambino che si alza dalle sedie, si coccola a birra e canzoni, porta i figli e i nipoti e narra delle grandi avventure vissute – quando ancora si aveva vent’anni o trenta – nelle grandi capitali ad ascoltare B.B. King, Eric Clapton, Stevie Ray Vaughan o Albert Collins., ed è così che la si deve vivere: l’arrivo alla spicciolata al tendone degli Estensi, l’attesa e l’adrenalina, il primo vociare e le prove tecniche, il ritrovo degli amici che non si vedevano da anni. E poi le T-shirt: quest’anno più belle di quelle della scorsa edizione con un diavolaccio, ovviamente cornuto, che suona con mani e coda i tamburi. .
Anche chi non lo conosce, troverà di certo un motivo per parteciparvi: non sono solo i nomi di livello internazionale, più o meno giovani, a creare la giusta atmosfera (il 25 ci saranno i Bud Spencer Blues Explosion e il 26 Mike Zito & The Wheel) ma quel senso di partecipazione, di comunanza, di sana collettività che dimostra – per la quindicesima volta – di saper muovere e smuovere una città.

Non è facile, e Alessandro lo sa bene. Ed è anche per questo che ormai si fa rete: il Festival vede la collaborazione del , di Convergenze, della Fondazione Cariplo, di Filmstudio90, del Twiggy Cafè e della Tuborg. Meglio, forse, non si poteva chiedere anche se, conoscendo Zoccarato, qualcosa per il 2016 gli starà frullando nella testolina sempre combattuta tra costi e ricavi e la speranza di fare il botto con il nome al quale non si può dire di no. Cachet incluso., tra artisti indipendenti, giganti della musica nera, riscoperta delle radici e ricerca di sonorità sempre nuove. Un pubblico di incorreggibili appassionati per i quali la notte è troppo piccola.