«Non posso salvare la storia da solo Mi avevano detto che i varesini c’erano»

Paolo Sudanti in redazione: «Hanno fatto le cose troppo semplici, i soldi c’erano solo sulla carta. Nessuno ama la squadra come Sogliano. Io sono di qui e non me ne vado: facciamo l’Eccellenza?»

Paolo Sudanti era un nome al quale ogni tifoso del Varese si era aggrappato come fa un naufrago con l’ultimo scoglio. Paolo Sudanti era un sogno che aveva regalato ai varesini più sussulti ed emozioni in una settimana che in un campionato nero e disastrosa. Paolo Sudanti ora è un volto e una voce, dopo la visita che ha voluto farci ieri in redazione. Per dirci la sua, per dirci com’è andata e come stanno le cose, per lasciare aperto un piccolo spiraglio nel giorno in cui il sindaco Fontana lancia il suo ultimatum («Entro oggi alle 17 si deve muovere qualcosa, io non so più cosa fare»).


Non so se sia un’occasione persa. Di certo poteva nascere qualcosa, che invece non nascerà.


Avete tre ore di tempo che vi racconto tutto?

Premetto che il calcio non è il mio mondo: mi piace lo sport, io e mio fratello siamo appassionati di basket. Però sono di Varese: sono nato qui e questa è la mia città. Quando mi è stata prospettata la possibilità di dare una mano alla nostra squadra di calcio, ho subito dato la mia disponibilità.


Mi sono messo subito a disposizione per fare lo sponsor: centomila euro all’anno per tre anni, per mettere il nome di uno dei miei locali sulle maglie.

Abbiamo avuto un primo incontro in comune, era il 20 luglio. Mi è stato detto che era già stato trovato 1 milione e 300 mila euro, e mi è stata chiesta la disponibilità a entrare in società prendendo una parte delle quote. Ho detto che la cosa mi interessava e ho raddoppiato il mio investimento: 300 mila euro subito, oltre agli altri 300 mila per la sponsorizzazione.

C’è stato il secondo incontro, quello che tutti hanno visto perché fuori c’era la stampa. Ah, a proposito: quando sono uscito non ho detto nulla, e non perché io sia un maleducato. Ho preferito stare zitto, perché le cose erano tutto fuorché fatte, tutto fuorché semplici.


Proprio in occasione di quell’incontro. C’era Salvo Zangari, persona che non conoscevo e che inizialmente avrebbe dovuto mettere 500mila euro. Io su una cosa sono stato subito chiaro: a gestire la parte sportiva sarebbe stato Riccardo Sogliano. Perché nessuno l’avrebbe potuto fare meglio di lui, e perché ama questa società come pochi la amano.


Zangari si è subito tirato indietro. Ha detto che avrebbe messo solo 300mila euro, non tutti subito ma nel corso della stagione, che non voleva Sogliano e che lui avrebbe fatto il presidente.


Rottura. Poi il sindaco ha mediato, ha parlato con Zangari, ha detto che l’aveva convinto a fare un passo indietro e ad accettare Sogliano e che ci saremmo trovati due giorni dopo per firmare tutto. Ma io avevo già capito che sarebbe stato un incontro inutile, perché mancavano le condizioni. A fronte del mio impegno mi sarei aspettato una gestione diversa, da parte di chi ha condotto le trattative.


Sarà che ho ereditato la mentalità svizzera, paese nel quale vivo da qualche anno e dove ho i miei interessi. Però per me le cose devono essere precise. Mi aspettavo di vedere le cifre nero su bianco: chi mette, quanto mette e quando li mette. Invece no, tutto troppo approssimativo.


Zangari, a fronte del passo indietro, avrebbe messo 100mila euro: mica subito, a settembre. Così no, così non poteva andare: gli abbiamo detto che avremmo fatto a meno di lui. Forti anche delle rassicurazioni del sindaco.


Che due imprenditori varesini avrebbero dato un aiuto economico. Imprenditori che, personalmente, non ho mai conosciuto perché non si sono mai presentati ai nostri incontri. Io ho chiesto al sindaco rassicurazioni precise sul loro aiuto finanziario, rassicurazioni che a parole mi sono sempre state date.


Sabato, alla famosa riunione, ho chiesto ancora certezze a riguardo. Ho visto che il sindaco tergiversava e allora ho detto: chiamiamoli.


E le cose non stavano così. Avrebbero dato 50 mila euro subito, e altri 50 mila a gennaio per arrivare a fine stagione. Signori: ma chi me lo fa fare? Io sono venuto qui per fare lo sponsor, non per fare business o per portare la croce da solo.


Discoteche, disco-bar, locali a luci rosse.


Che me lo dicano, se fosse quello.


Lo so benissimo. Infatti non avrei mai messo il nome del mio locale sulle maglie dei ragazzini. Era già pronto un altro sponsor.


Sabato sono andato personalmente da Sogliano per comunicargli che le cose erano troppo complicate. Era giusto che lo facessi di persona, per rispetto verso una persona che ha risposto subito sì alla richiesta d’aiuto della città. Che ha preso la macchina ed è venuto su tre volte da Forte dei Marmi.


Io ripartirei dall’Eccellenza: sono pronto a farlo, se trovo qualcuno di Varese che mi affianca. Avremo il tempo di costruire una società nuova, di far capire a tutti che siamo diversi da chi ci ha preceduto e che paghiamo fornitori e collaboratori. Faremo capire a tutti che fare calcio in modo serio è possibile, creeremo una società modello. E io avrò il tempo di farmi conoscere dalla città, di stringere mani e allacciare rapporti. Chi ci sta?