Una festa del ciclismo dei più piccoli. Questa era l’idea originaria del memorial Sandro Gianoli e tale rimane nell’edizione del decennale che andrà in scena domenica prossima nell’ormai tradizionale scenografia di Orino nel cuore della Valcuvia. La prima delle sei gare riservate alla categoria “Giovanissimi” prenderà il via alle 15.00 sul solito circuito di 1450 metri da ripetere a seconda della fascia d’età con partenza e arrivo al Pub La Rambla.
Le gare sono valide anche per la seconda prova del Ciclovarese Challenge 2015, memorial Carolina Dalla Bona. L’organizzazione è a cura della Società Ciclistica Orinese in collaborazione con il Comune di Orino, il Comitato varesino della Federciclismo, la Provincia di Varese, la Società Ciclistica Alfredo Binda, la Società Ciclistica Carnaghese, il Parco Regionale del Campo dei Fiori, il Panathlon Club Varese e l’associazione Sestero onlus. Le società iscritte arriveranno anche dal Piemonte e dalla Toscana con un totale di oltre 130 bambini.
«La grande partecipazione gratifica l’impegno di chi contribuisce e lavora sodo per il memorial dedicato al mio papà – spiega Sergio Gianoli – ma più importante è il messaggio da trasmettere ai partecipanti nessuno escluso: bambini, genitori e dirigenti. Vogliamo che sia una festa del ciclismo dove Società e atleti ricevono un riconoscimento in primis al proprio impegno. Quest’anno abbiamo previsto qualcosa in più assegnando anche maglie celebrative del 10° anniversario del memorial».
Stefano Zanini sogna una sorta di scuola che insegni ogni aspetto del ciclismo e allevi i talenti. «È un sogno che nessuno è mai riuscito a realizzare e che in provincia di Varese potrebbe riuscirci solo una persona con i valori e il carisma di Stefano. Oltre all’aspetto economico, il primo problema sarebbe che ogni genitore vorrebbe che poi fosse lui ad occuparsi del figlio ma di Zanini ce n’è uno solo. Un tentativo in questo senso fu fatto quando nacque il Gruppo Sportivo Prealpino. Buone idee ma troppe teste da mettere insieme per metterlo in pratica hanno fatto si che il tutto durò poco. Purtroppo i numeri esigui della provincia di Varese sono lì da vedere e dicono tutto».
Quali le motivazioni? «Fino ai 12 anni il bambino riesce ancora a divertirsi ma poi, per la difficoltà di doversi allenare sulle strade, per il clima che si crea ad ogni gara dove più che ad una festa si assiste ad un regolamento di conti che poi prosegue sui social, la scarsa visibilità sui media e quant’altro, genitori e figli fanno altre scelte con il risultato che se un tempo Varese poteva vantare 17 professionisti oggi faccio fatica a dire il nome di due talenti che possano aggiungersi ai pochi pro rimasti». Parola d’ordine “Promozione”? «Eh, ognuno, troppo pochi, fa quello che può. La Federazione Provinciale non ha sto gran potere. Tra le Società la sola Cardanese per le strutture di cui può beneficiare e per il rapporto continuo con le scuole fa molto ma la risposta che riceve non è pari all’impegno. Forse qualcosa in più in tema di promozione del ciclismo giovanile potrebbero farlo le Società maggiori come la Binda, la Carnaghese, la Cycling Sport Promotion ma di questi tempi ogni realtà ha già di suo abbastanza problemi da affrontare e, per sopravvivere, necessariamente da risolvere».