Marco Giovio è il Neto del futuro. Ottavio, Gabriele e papà Gheller

Il commento del direttore Andrea Confalonieri dopo la vittoria dei biancorossi al Franco Ossola contro l’Union Villa Cassano

In cima alla tribuna laterale ci sono dei bambini che si divertono come matti a vedere il Varese, e i bambini siamo noi. Oppure: questo Varese ti fa tornare bambino. Perché è vero, e ovunque sta crescendo qualcosa di bello.
È questo il Varese che vogliamo: occhi da belva ferita, quattro gol alle prime quattro occasioni, afferra subito alla gola l’avversario (sicurezza e cattiveria producono altre sicurezze e stimolano nuova cattiveria).

Giovio e Marrazzo valgono il prezzo del biglietto, aspettando Pià (domenica andrà in panchina?). Giovio è il Neto dell’Eccellenza, e forse è anche il Neto del futuro, ha le stesse qualità e anche un pizzico della sua fragilità. Marrazzo è un killer: quando è incazzato, ti castiga. Noi sappiamo che lui sa di poter fare gol quando vuole, però per riuscirci non può scendere sotto una certa soglia di concentrazione e rabbia.
Due parole sugli avversari, quelli di ieri dell’Union Cassano, bravi a giocarsela anche sotto di 4 gol, e i prossimi dell’Arconatese che hanno proposto di giocare a Solbiate Arno: si sono meritati 1.500 spettatori, l’incasso e il sogno di poter battere il Varese. Ma il pubblico biancorosso sa che riempiendo il Chinetti, attaccato al campo a soffiare sui giocatori, può mettere la prima pietra sul futuro del campionato.

Scene bellissime un po’ ovunque, che gli altri in una, due o tre categorie superiori si sognano: quando la curva e i distinti cantano “chi non salta è un comasco”, Gheller prende in braccio uno dei suoi tre figli e salta con lui, come a trasmettergli il senso della tradizione e dell’appartenenza. Poi c’è Gabriele Cesari: parte solo da Genova, si ferma a pranzo da Marco Tomasetto, vede la partita (tifa solo Varese dal ’68, né Doria né Genoa) e poi

torna a casa. Contento. Infine c’è il terzo tempo sui tavolacci sotto la tribuna, tra odore di salamelle e polenta fumante con Becchio, Giovio, Capelloni, Gheller, Azzolin, Balconi, Viscomi e Melosi seduti in mezzo alla gente. Giocatori-tifosi e tifosi-giocatori, una sola cosa: è il Varese di tutti. Ed è soprattutto di Ottavio Biasibetti: fa fatica anche a salire le scale della tribuna, ma una sedia comoda e una sigaretta dietro la rete per lui ci saranno sempre.