Il futuro dell’ex Borri: servono 5 milioni per farlo rinascere

Continua a far discutere il futuro dell’ex calzaturificio di viale Duca d’Aosta a Busto Arsizio

Ex Borri, servono cinque milioni di euro per farlo rinascere. Cornacchia (Pdl) critico: «Solo un palliativo». E Iadonisi (Udc) rilancia: «Non abbandoniamone la destinazione produttiva. Potrebbe essere un incubatore di startup».

Continua a far discutere il futuro dell’ex Calzaturificio Borri di viale Duca d’Aosta. Nel piano triennale delle opere pubbliche 2016-2018, recentemente approvato dalla giunta comunale, torna a farsi notare la ristrutturazione dell’immobile, per un importo di cinque milioni di euro. «Abbiamo appostato quelle risorse per far sì che il Borri possa concorrere ai bandi regionali per la distribuzione dei fondi comunitari della Bei per l’edilizia scolastica – fa sapere, assessore ai lavori pubblici e al patrimonio – è lo stesso ragionamento che abbiamo fatto per il Conventino e per la Cascina Burattana, visto che il Comune non potrà certamente autofinanziare un intervento di ristrutturazione così impegnativo».

Con la prossima tornata di fondi Bei (l’ultima “tranche” da 80 milioni è stata assegnata in gran parte ad interventi sul Comune di Milano), l’idea del polo educativo di respiro internazionale che è stato alla base della concertazione pubblica sull’ambito di trasformazione dell’ex Borri potrà partecipare al bando regionale. Ma per il presidente del consiglio il progetto annunciato nell’ultima

seduta dell’assise civica «è solo un palliativo per salvare la faccia» alla vigilia della campagna elettorale. «Fumo negli occhi, come per il Conventino – secondo Cornacchia – quei soldi non verranno mai messi a disposizione, mentre in questi anni, in attesa della definizione del Pgt e del piano di recupero, il Comune avrebbe potuto intervenire per il risanamento dell’area».

Un appello per il futuro del Borri intanto arriva da , segretario dell’Udc e referente della lista civica “Risvegliamo Busto”: «Quell’immobile rappresentava l’operosità e la laboriosità dell’industria bustocca dell’inizio del secolo scorso. Non sarebbe una cattiva idea se quanto verrà realizzato in futuro possa mantenersi in quello stesso ambito. Ad esempio, la ristrutturazione della parte frontale potrebbe essere dedicata ad ospitare un incubatore per startup, non solo per giovani ma anche per quarantenni in cerca di ricollocazione». Un’ipotesi che per Iadonisi «darebbe slancio e lustro ad una struttura industriale che è parte della storia della città, in coerenza con lo spirito imprenditoriale bustocco».