Pro Patria, via al processo. Di Cintio: «Ce la faremo»

Lunedì a Roma parte il dibattimento per lo scandalo scommesse. Il legale dei tigrotti: «La salita è difficile, ma sappiamo pedalare»

In attesa che arrivi il bomber, la maglia numero 9 della Pro Patria la indossa Cesare Di Cintio. L’avvocato difenderà i colori biancoblù al processo per lo scandalo scommesse che inizierà lunedì prossimo presso il tribunale federale i cui giudici emetteranno la sentenza entro la fine della settimana. Di primo grado. Le parti (sia quella dell’accusa rappresentata dalla Procura Federale) che il collegio di difesa, potranno poi ricorrere in appello alla Corte Federale presso il Coni.

Al legale bergamasco piacciono però i riferimenti alle due ruote (e precisamente, quelli ciclistici) per dare un’immagine della complessità della situazione e dell’impegno che occorre per venirne a capo. «Diciamo che finora abbiamo corso il Giro d’Italia – esordisce – e mi riferisco alle pedalate che abbiamo dovuto fare per permettere alla Pro Patria di essere riammessa in Lega Pro nello scorso settembre dimostrando coi fatti che Vavassori e Riva erano estranei a quelle vicende in virtù del fatto che era stato firmato un compromesso di compravendita anche da Ulizio. Così li abbiamo smarcati. Ora ci aspetta il Tour de France e lì non si scalano solo le Alpi, ma ci sono anche i Pirenei. Vorrei far presente che da lunedì in avanti saranno tutte tappe in salita ed anche molto ripide. Lo sappiamo come siamo anche altrettanto convinti che la “gamba” non ci manca per scalare tutte le cime. Mi sa che dovremo farle sempre in punta di pedali».
Il capo d’imputazione vede coinvolta la Pro Patria in tre partite e precisamente con la Cremonese persa per 3-1 in cui sono coinvolti Ulizio e Carluccio come soci occulti ed i giocatori Ulizio, Melillo e Gerolino oltre all’allenatore Tosi. La partita con la Torres persa 4-0 e sul banco degli imputati ci sono sempre il duo Ulizio-Carluccio, i giocatori Ulizio e Gerolino oltre al solito Tosi. L’altra gara è quella giocata col Pavia e persa 3-2 con in testa i soliti Ulizio-Carluccio e sempre con Tosi ed i giocatori Ulizio e Gerolino. Ma sorpresa delle sorprese ve ne sono altre due in cui la Procura Federale ipotizza che sia «coinvolta la Pro Patria e sono Bassano-Monza e Monza Torres e questo – rivela Di Cintio – perché gli organi federali accusano il Carluccio in quanto sodale di Ulizio e dunque tirano dentro anche la società Pro Patria».

Come uscire da questo vespaio non senza punture, ma quantomeno con il minor dolore possibile? Di Cintio, per ovvi motivi di opportunità, non vuole svelare la linea difensiva nei dettagli che proprio nel pomeriggio di ieri ha messo a punto in vista di quanto lo attende a Roma da lunedì in avanti. Ne traccia le linee guida e la prima sarà disincagliare la Pro Patria dalle due partite del Monza. Dice:«Il fatto che Carluccio fosse il socio o il sodale di Ulizio questo non vuol dire che per quelle due partite abbia agito per conto della Pro Patria. E’ un’ipotesi dell’accusa che cercheremo di dimostrare che non ha fondamento».
Restano però le altre gare e lì vi sono tesserati e quell’Ulizio che aveva firmato il compromesso. Commenta il legale: «Evidenziando che Vavassori a fine gennaio ha ripreso in mano la società avendo sentore che qualcosa non funziona. Manda via le mele marce e verso due di loro provvede anche ad un’azione legale e nella fattispecie contro l’allenatore Tosi ed il giocatore Gerolino. Insomma provvede a rimettere le cose a posto e mi pare che da lì in avanti la squadra fa i risultati ed arriva a conquistarsi i playout».
Ma anche che «questi tesserati scommettevano a perdere e quindi provocando un danno alla Pro Patria e non certo per alterare la classifica a proprio favore». Insomma «non ci mancano gli argomenti e l’importante che la gente sappia che non andiamo a Roma per una passeggiata di salute». Ma nemmeno per una pedalata amatoriale, ma per scalare il Col du Galibier (2645 m) e il Col du Tourmalet (2114 m) con coraggio ed un po’ di astuzia.