Non è mai una persona sola che può fare tutto, deve essere sempre un gruppo di persone». Il testamento spirituale di Piero Macchi, l’imprenditore varesino diventato un caso internazionale perché dopo la morte ha donato ai suoi dipendenti parte di quello che aveva guadagnato – grazie anche al loro lavoro – negli anni, dovrebbe essere mandato a memoria dai ragazzini che varcano le nostre scuole. Anni di individualismo sfrenato, di sgomitamenti scomposti, di acuti arrischiati da solisti sfrontati hanno sfibrato quel senso di appartenenza comune che da queste parti era solido e radicato. La civiltà della corte e delle case di ringhiera – quella che i Legnanesi fanno rivivere nelle loro allegre commedie – ha lasciato il posto a quella del condominio. La filosofia del “siamo tutti sulla stessa barca, aiutiamoci a remare” è stata soppiantata dal “meglio fare il timoniere che il rematore”. Vale a tutti i livelli, dall’economia ai conti della spesa. “Fare rete” è uno slogan tra i più gettonati, ma poi, nella pratica, tra i più ignorati. È per questo che l’iniziativa del cane da guardia lanciata in questi giorni dalla “Provincia di Varese” può avere effetti non solo pratici, ma anche culturali. In un periodo nel quale i giornali sembrano aver perso appeal tra i lettori, ribadire con forza il ruolo sociale della carta stampata è un’operazione coraggiosa. Bombardati come siamo da centinaia di notizie che in ogni momento ci arrivano via social, sms, tv e quant’altro, i quotidiani che si limitassero alla vecchia mansione di cassa di risonanza dei fatti appena accaduti sarebbero condannati a restare al palo. Oggi questa funzione viene svolta da altri prima
e – molto spesso – gratis. Ma un giornale non è solo un foglio di carta pieno di informazioni: è una sorta di comunità formata da persone che – per il fatto di leggere lo stesso foglio – hanno numerosi punti in comune. Quelli della “Provincia di Varese”, ad esempio, non si accontentano della verità rivelata, vogliono capire e approfondire le dinamiche della loro terra, spesso andando controcorrente. Con un occhio attento soprattutto a quelli che hanno la voce più flebile, non supportata da impianti di amplificazione giganteschi, sperimentati e costosi. Recapitare le vostre segnalazioni sulle piccole cose che non vanno – dal lampione stradale spento da mesi alla buca sulla strada che nessuno ripara – significa affidare a questa comunità di persone, dai redattori agli altri lettori, il compito di capire perché certe cose non si vogliono o non si possono fare. I giornalisti della “Provincia di Varese” vi promettono che andranno a fondo alle vostre segnalazioni. Chiederanno ragione ai responsabili, riporteranno nomi e cognomi, risposte e silenzi. Per capire se lacune e disservizi sono unicamente frutto della perfidia del fato, oppure c’è anche lo zampino di qualcuno che potrebbe fare e non fa, dimentica, sbaglia, gira la testa dall’altra parte. Siamo certi che ne vedremo delle belle. E ve le racconteremo per filo e per segno. Saremo curiosi e implacabili, solleveremo gli angoli di tutti i tappeti per accertarci che a nessuno venga in mente di nascondere lì la polvere. E lo faremo insieme a voi. Perché “non è mai una persona sola che può fare tutto, serve sempre un gruppo di persone”. E noi e voi lo siamo.