Un mese e due giorni fa, il 13 dicembre, le primarie del Partito Democratico hanno scelto come candidato sindaco del centrosinistra. Dall’opposta parte politica, invece, si fa fatica a indicare l’ideale successore di , che ha retto Palazzo Estense per due mandati elettorali. Non c’è ancora nulla di certo, neppure l’accordo sul nome di , presidente del rugby Varese che aveva ricevuto l’investitura dall’amico , governatore della Regione Lombardia. La situazione però potrebbe sbloccarsi presto.
No, non mi sento a bagnomaria e poi io vengo dal rugby e sono abituato alla pressione. Una partita dura ottanta minuti e per il momento è come se fossimo arrivati al settimo: le squadre sono solo all’inizio e si stanno studiando.
Io sono e rimango disponibile a dialogare con chiunque. La mia è una candidatura civica e non ha una dipendenza diretta dai partiti. Non ho mai ritirato la mia disponibilità che è ancora lì, in ambito e perimetro assolutamente civico. Sono un cittadino innamorato di Varese non un politico.
Mi ricollego alla risposta di prima: non sono un politico e certe logiche non le comprendo e non le capisco. Se mi muovessi e mi interessassi riguardo alle discussioni sul candidato sindaco del centrodestra allora sarei un finto civico.
Potrebbe essere, dipende molto da quale sarà il nome scelto. Non me l’ha ordinato il medico di candidarmi a sindaco ma in questo momento sto incontrando molte persone che mi stanno sollecitando ad andare avanti. E poi, l’ho già detto, amo Varese e ho voglia di impegnarmi per la comunità, inseguendo il bene della città.
Posso dire solo che mi dispiace che in questo momento non si trovi la quadra. Ma essendo fuori dai partiti non conosco le loro logiche, né mi interessa approfondirle. Se avranno piacere di confrontarsi con me e di trovare una convergenza bene, altrimenti vedremo… Sono e rimango un candidato civico e la cosa che più mi interessa è dialogare con chi più conta a Varese.
A lei, alla sua famiglia e a quelle di tutti i varesini. A me stanno a cuore i cittadini e ogni altra logica è lontana da me.
No, perché la partita si deciderà il 10 giugno, giorno di chiusura della campagna elettorale. La gente sceglierà il sindaco in base ai contenuti e ai valori espressi nei programmi: c’è ancora tempo per parlarne. E in ogni caso non c’è solo Galimberti perché anche esponenti di altri partiti e movimenti si candideranno.
Non sto attendendo un’investitura: ho solo dato la mia disponibilità a dialogare con le forze politiche ma rimango un candidato civico. La mia scelta non è in funzione di un sì o di un no ma di altri aspetti, primo dei quali fare qualcosa per la città. Io vivo Varese e ho la fortuna di conoscere gente diversa, che lavora in ambiti differenti. Parlo con chi incontro e mi confronto con tutti per capire di cosa hanno davvero bisogno i cittadini.
Credo che mai, come in questo periodo, il problema della sicurezza stia a cuore di tutti noi. Va affrontato in maniera molto incisiva.
La situazione è molto fluida ma credo che tra qualche giorno, forse già a partire da settimana prossima, potrebbero esserci novità. Nel frattempo passerò la domenica al Levi di Giubiano, dove fa sempre freddissimo di inverno, ma ci si mette poco a scaldarsi: fra due giorni il Rugby Varese ospita il Settimo Torinese, che è terzo, e noi invece siamo un po’ rabberciati. Sarà dura ma sono fiero di poter schierare tutti e soli varesini doc.
Ora posso dire soltanto che chi è abituato a dare il 101 per cento nel rugby lo sa dare anche fuori dal campo, nella vita di tutti i giorni e nel lavoro. Io lo faccio da sempre e non mi spaventa arrivare al 110 per cento.