Una débacle che sintetizza due stagioni disastrose

Il commento del nostro Fabio Gandini dopo la disastrosa sconfitta della Pallacanestro Varese a Pesaro. Una sconfitta con il sapore della zona retrocessione

L’incredibile sconfitta di Pesaro sintetizza al meglio due anni di delusioni cupe, intervallate da sprazzi (la vittoria del Poz nel derby del suo esordio, la restaurazione di Caja, la serietà e la caparbietà di un uomo e di un coach come Paolo Moretti) che purtroppo non avranno posto nei libri di storia. Tra le pagine della memoria albergheranno solo i riferimenti a una realtà diventata fonte di tristezza per i propri tifosi, gabbati ogni volta in cui hanno osato non tanto sognare (troppa grazia…), ma almeno coltivare un minimo di speranza.

(Foto by Varese Press)

La débacle di ieri (e a beneficio di qualche permaloso dirigente spieghiamo questo: débacle deriva dal verbo francese débacler – liberare, disgelare – ed è un termine che rende l’idea di un disastro di gravi proporzioni, proprio come un disgelo che provoca un’alluvione. Chiediamo il permesso: lo possiamo usare stavolta?) è un simbolo perché coinvolge tutti, perché tocca tutti, perché non salva nessuno, perché nasce da una squadra costruita male fin dal principio e quasi irrecuperabile, nonostante le volontà profuse da alcuni in

campo e in panchina (per inciso: quando perdi un match che conducevi di 18 punti, dietro la lavagna del caso specifico finisce anche l’allenatore). Varese ha talmente poche alternative alle invenzioni di Wayns e alle buone percentuali da tre punti che, quando queste vengono meno, semplicemente sparisce, non esiste più. E quando ai suoi difetti strutturali, mentali, fisici e chi più ne ha più ne metta, aggiunge pure la poca voglia di sacrificarsi per un obbiettivo comune, beh, il risultato è questo. Un disastro.

(Foto by Varese Press)