«Buon viaggio Cesare. Eri un uomo squisito»

L’addio - Nella notte di sabato, all’età di 84 anni, se n’è andata una delle leggende del nostro calcio

Cesare Maldini è stato un punto di riferimento, un simbolo, da calciatore, da allenatore e da commissario tecnico della Nazionale italiana. Ieri si è spento all’età di 84 anni e noi per omaggiarlo vogliamo lasciare la parola alle tantissime persone che lo hanno ricordato. A partire dal figlio , e le sue sono le parole più belle: «Sono cresciuto con il mito di mio padre Cesare. Il giorno dell’esordio in prima squadra mi disse: “Bravo figlio mio, oggi hai fatto un primo passo. Ti auguro di vincere più di me, e di alzare proprio come me, almeno una volta nella vita, una Coppa dei Campioni da capitano, perché è una sensazione stupenda”. Da quel giorno, cercai di migliorarmi sempre il più possibile per poter diventare il capitano del mio Milan. Quando alzai la Champions League con la fascia al braccio a Manchester, pensai immediatamente a lui. Finita la partita, presi il cellulare e vidi che

c’erano moltissime chiamate, tra cui quelle di mia moglie, e svariati messaggi di complimenti. Tra tutti quei messaggi, il primo era quello di mio padre. Aprii la casella e con mio stupore lessi che c’era scritto: “Paolo sono orgoglioso di te. Papà”. Non mi aveva mai fatto un complimento. Era fatto così lui. Pensai, se Papà ha perso due minuti della sua vita per scrivermi questo, vuol dire che ho fatto veramente qualche cosa di importante. Tutta la squadra stava festeggiando, ma in quel momento, mi passò davanti tutta la carriera. Lasciai i miei compagni, e rimasi seduto per pochi minuti a rileggere e rileggere quel messaggio. Avevo raggiunto il sogno di mio padre, quello di alzare la Champions da capitano proprio come lui. È stato sempre il mio esempio. È stato il mio mito e continuerà ad esserlo per sempre. Se sono diventato quello che sono oggi, il merito è tutto il suo».

Da un capitano all’altro, : «Ci lascia una persona perbene, prima di tutto. E’ una leggenda ed un grande capitano. Da lui ho imparato molto. I valori che tante volte dimentichiamo, lui li ha trasmessi in maniera importante e seria». Toccante anche il ricordo di , divenuto celebre anche grazie alla sua imitazione: «Andavo allo stadio con lui per convenienza: mi avrà passato più di 300 biglietti per entrare e mi ripeteva sempre “La prossima volta te lo compri il biglietto”, e mi sorrideva. D’estate, andavamo all’idroscalo, il mare di Milano, insieme a prendere il sole e ci ritrovavamo al bar da soli per l’aperitivo. Mi invitava spesso. Affettuosamente,quando parlava gli rispondevo imitando il suo accento triestino, mi diceva “queste cose vai a farle al teatrino, non fare il mona”, “vai vai vai”, e rideva anche lui…». Abbiamo chiesto un ricordo anche a , che lo ha conosciuto da vicino: «Cesare Maldini è stato il mio allenatore quando giocavo nel Milan (1971-74). Voglio solo dire che è stato l’uomo più squisito che ho conosciuto in quarant’anni di calcio».

E come Sogliano, anche il sindaco , noto milanista, lascia un pensiero per Cesarone: «È stato un grande calciatore, un grande uomo e ha dato il via al nostro grande sogno con la prima Coppa dei Campioni nel 1963. Fu il primo italiano della storia ad alzare una Coppa dei Campioni, me lo ricordo benissimo e fu un momento indimenticabile. È stato un simbolo, del Milan e del calcio italiano che dava lezioni a tutto il mondo». , storico ortopedico varesino che collabora con Varese e Milan, lo ricorda così: «A differenza di suo figlio Paolo, io non l’ho conosciuto personalmente. Però, da tifoso, ho davanti agli occhi l’immagine di quel derby che vincemmo 6-0, con lui in panchina. Al gol del 5-0 gli scappa un sorriso, consapevole che stava facendo qualcosa di storico. Non per umiliare l’avversario, era troppo signore per questo. Ricordo mio padre che spesso mi parlava delle maldinate, qualche liscio che ogni tanto a Cesare scappava benché fosse un centrale fortissimo. È stato un personaggio inimitabile e, pur non avendolo conosciuto, lo ringrazio per aver dato vita ad una dinastia unica».